mercoledì 10 dicembre 2008

Foto 58: "Quelli che la bmx nuova mi arriva a natale"



Sottofondo consigliato: Lucille ---->


Quelli che la bmx nuova mi arriva a natale;
Quelli che mi manca una figurina per finire l'album panini;
Quelli che se spedisco alla panini l'album finito vinco un premio;
Quelli che Oliver Atton e Bengi Prais e vaffanculo lo spelling;
Quelli che quando avremo 16 anni ci compreremo il 125;
Quelli che mia cugina ha il ciao ingolfato;
Quelli che da grande farò il calciatore, o al massimo l'astronauta;
Quelli che la Sampdoria vince lo scudetto;
Quelli che se i miei tornano tardi guardiamo colpo grosso;
Quelli che il secondo tempo dei film lo devi registrare;
Quelli che giochiamo a 11-12 a casa di Nanni;
Quelli che suono a casa tua per vedere se ci sei;
Quelli che a merenda bevono il billy;
Quelli che la via Cesenatico non la si può attraversare da soli;
Quelli che nel viale di Pompili hanno trovato una bomba inesplosa;
Quelli che la bmx nuova mi arriva a natale;
Quelli che il calcio.

Foto 57: "Quelli che alla capannina non si parcheggia"



Sottofondo consigliato: Lucille ---->


Quelli che alla Capannina non si parcheggia;
Quelli che mia mamma non trova più il Sanguis Iovis;
Quelli che a Miami ci sono solo vecchi obesi con camicia a fiori;
Quelli che ascoltano il blues;
Quelli che pensano che il blues sia facile da suonare;
Quelli che a capodanno si fanno portare a casa dall'ambulanza;
Quelli che in mensa si spendono 3mila lire;
Quelli che in mensa la birra è gratis;
Quelli che ci penseremo domani;
Quelli che basterebbe una bollicina di traverso;
Quelli che Vasco ci fa piangere;
Quelli che mangiano il tartufo a Pereto;
Quelli che il viale di Pompili non è più quello di una volta;
Quelli che alla Capannina non si parcheggia;
Quelli che il calcio.

martedì 9 dicembre 2008

Foto 56: "Hegel - Kant 1-0"



Sottofondo consigliato: If you've got the money ---->


Che figata, ieri sono andato ad un seminario con gente da tutto il mondo. E alla sera Ratskeller, un locale fichissimo con la migliore birra artigianale dell'Assia. Una figata totale, stare insieme a distinti filosofi (sbronzi) a discutere della partita annuale di calcetto tra kantiani ed hegeliani organizzata dal dipartimento di filosofia di Francoforte. Con Forst che si lamenta che gli hegeliani barano, con l'inglese indignato dal fatto che lui è un nietzscheano e in quanto tale si sente tagliato fuori, e con tutti che strippano perchè alla fine della partita, comunque sia andata, hegeliani e kantiani non sono d'accordo sul punteggio raggiunto perchè applicano regole di conteggio diverse. Questa ultima cosa confesso che non l'ho capita, che cazzo vuol dire che non sono d'accordo sul punteggio? Non ho chiesto spiegazioni, quindi avanzo qualche ipotesi. Allora, per esempio per gli hegeliani un goal su azione vale doppio rispetto a un goal su punizione, perchè rappresenta il progresso della squadra che, in quanto corpo etico, ha superato i conflitti tra servo (il mediano lavoratore alla Oriali) e padrone (capitano fighetto che sfoggia gli scarpini dorati di Ronaldo). Per i kantiani invece un goal fortunoso non vale, perchè quello che conta è la retta intenzione, non il casuale raggiungimento dell'obiettivo. D'altronde i kantiani non cascano mai in area per simulare un fallo perchè si rendono conto che non sarebbe una pratica universalizzabile, mentre gli hegeliani abusano dell'astuzia della ragione (forse a questo si riferiva Forst quando diceva che gli hegeliani barano). E poi chi fa l'arbitro? Ecco, forse abbiamo trovato una cosa da far fare all'inglese nietzscheano, l'arbitro. Dovrebbero stargli sui coglioni sia Kant che Hegel allo stesso modo, quindi non dovrebbe fare favoritismi. Ma probabilmente sarebbe un arbitro troppo all'inglese, nel senso che fischierebbe troppi pochi falli. E non solo perchè sarebbe lui stesso inglese, ma perchè, in quanto nietzscheano, godrebbe a vedere un dionisiaco crescendo di falli e violenza liberatoria.
Mentre si discuteva di queste cose io mi sono preso un mezzo pollo alla griglia che colava grasso, tre boccali di birra e un dolce immenso e cremosissimo. Quando sono andato a pagare, ecco la notizia che mi ha fatto ridere ulteriormente il culo. Non si paga, è tutto offerto dall'università. Bolgia.

domenica 7 dicembre 2008

Foto 55: "Rosso hot"



Sottofondo consigliato: When you're hot, you're hot ----> (new entry)


When you're hot, you're hot. When you're not, you're not.
Un pezzo country che avrei potuto ascoltare la notte di capodanno di dieci anni fa, alle 4 di mattina, perchè non bevevo. Tu sobrio, tutti che limonano o stanno fuori a fumare una proibitissima sigaretta condita, la puzza di alcool, il pavimento appiccicaticcio con le gazelle nuove tutte sporche. Un minuto di silenzio e passa sto pezzo.

Adesso è tutto rosso, tende, candele, portapenne.
E Jerry Reed serve a superare la tristezza che ogni tanto si manifesta. Perchè qualcuno parte, o perchè non è mai partito.

domenica 30 novembre 2008

Foto 54: "Che maestro (coatto)"



Sottofondo consigliato: got my mojo working ---->


Ma che maestro che sono. Allora, vi spiego. La lampadina del mio ingresso si è fulminata. Quando arrivo a casa brancolo nel buio fino a trovare l'interruttore del soggiorno, del cesso o della cucina. E bestemmio, perchè considerati gli oggetti sparsi lungo il percorso la cosa si rivela pericolosa. Certo, potevo andare a comprare una nuova lampadina da Saturn, che dista appena 200 metri da casa mia e che ad ogni modo è sulla strada per andare alla fermata della metro. Ma anche no. Io sono pigro e ho delle trovate geniali, tipo questa. Vecchia lampada che avevo in cucina e che ho trasformato in un mini-lampadario a pedale. Quando entro appoggio il piedino sull'interruttore e tac, l'ingresso è illuminato. Ah che figata, mi da lo stesso gusto di quando andavo a suonare e schiacchiavo il pedale dell'overdrive. Che sensazione di potere.
Tra l'altro notare il tocco di classe subbburbana: pantaloni della tuta da rapper tamarro su puma burine. Chi ha buona memoria si ricorderà che in questa fase dell'anno attraverso il mio cupo momento coatto. Yo mensch, peace. Anzi: Yo mensch, frieden.

giovedì 27 novembre 2008

Foto 53: "Quelli che vincevano il sacchetto col pesce rosso alle feste de l'unità"



Sottofondo consigliato: Lucille ---->


Quelli che vincevano il sacchetto col pesce rosso alle feste de l'unità;
Quelli che sono cresciuti negli anni '80;
Quelli che il pesce buono lo mangiano solo a Cesenatico;
Quelli che amano il ballo, ma non la musica, o forse neanche quello;
Quelli che adesso fumo l'ultima paglia;
Quelli che ci vediamo stasera alla pista;
Quelli che tanto domani facciamo buco;
Quelli che Bologna puzza;
Quelli che sognano di prendere la patente;
Quelli che camminano sulla secante;
Quelli che il francese è una lingua superba;
Quelli che ormai è finita anche questa settimana;
Quelli che vincevano il sacchetto col pesce rosso alle feste de l'unità;
Quelli che il calcio.

mercoledì 19 novembre 2008

Foto 52: "(Pupazzo di) neve"



Sottofondo consigliato: flowers on the wall ---->


Ma che bello uscire dalla s-bahn e trovare la neve... Appena sceso alla stazione di Frankfurt-Griesheim faccio una foto. Ci sta. Era un gran freddo, ma di quel freddo secco e senza vento che piace a me (a me il vento piace un casino, ma solo in tarda primavera). Stavo andando da un mio collega per aiutarlo a fare il trasloco, e come al solito non avevo avuto voglia di cercare sulla mappa l'indirizzo di casa sua. Troppa fatica. Mi ricordavo per inerzia che bisognava scendere a Griesheim, tuto lì. Ovviamente per trovare casa sua ho dovuto girare per mezz'ora come un pirla. Ma è stato fico. Mi sono infilato per sbaglio nella parte vecchia di Griesheim, di cui nemmeno conoscevo l'esistenza. Uno scorcio di Germania talmente classico che sarebbe troppo scontato anche per una scatola di biscotti natalizi: poche macchine per strada, la neve che cade fitta ma lenta, le case in legno coi tetti spioventi inbiancati di neve, il tizio all'angolo che vendeva caldarroste, tante lucine di natale, odore di neve e cannella. Per una volta sono stato contento di essermi perso, ho rallentato il passo e sono andato a camminare in mezzo alla strada, deserta, a lasciare le impronte sul manto di neve ancora intonso. Nel frattempo il mio cappotto nero diventava completamente bianco, sembravo una macchina parcheggiata sotto la neve. Ma io non ci facevo caso continuavo a camminare guardandomi le punte dei piedi; ero un pupazzo di neve autistico che girava senza meta in mezzo alla strada, rapito dall'atmosfera natalizia. Sennonché poi ho incontrato tre turchi sbronzi che mi hanno deriso.

martedì 18 novembre 2008

Foto 51: "Come eravamo, ovvero apologia del riciclaggio"



Sottofondo consigliato: 1979 ---->


Ho deciso di fare come i pezzenti e gli scrittori di serie B. Mi cito da solo. Ho voglia di riportare un post del mio vecchio blog deprimente, un post di circa un anno fa. Ma per rendere la cosa meno scontata, posto una foto diversa.

"Oggi sono salito sull'11/A.
Non lo facevo da maggio del 2001, prima della maturità.
Mi ha fatto strano.
La linea è cambiata, arriva fino a bagnile ma passa pure per casa mia.
Gli interni sono belli, verdi e grigi, con la radio in sottofondo e pure la televisioncina.
Alcune cose mi hanno catapultato nel passato, intatte come una volta: il vecchio con la faccia stupida e il cappellino, il cinquantenne (che ormai è sessantenne) con le scarpe da ginnastica tarocche e dai colori improponibili, la sensazione di desolazione, lo scendere direttamente sul campo arato, e sentirsi contadini dentro.
Nota di prestigio: alla radio, mentre l'11/a viaggiava tra l'autostrada e calabrina, davano 1979 degli smashing pumpkins. Se non la conoscete non capite un cazzo di musica, quindi potete tornarvene ad avril lavigne e linkin park."

1979, smashing pumpkins, sono fedele alla linea (la linea non c´é - per capire questa citazione occorre una sconfinata erudizione musicale).

lunedì 17 novembre 2008

Foto 50: "Capodanno metafisico"



Sottofondo consigliato: 1979 ---->


Era la fine del 2003. Poco prima di capodanno ero passato per la strada giusta ma non me ne ero accorto. Ero in mezzo alla nebbia, ho tirato dritto. Ma dopo cinque anni ho faticosamente ritrovato quella strada, e mi ci sono fermato.
Penso che ci passeró il capodanno.
Certo, é un luogo mentale ed esistenziale, ma per me alcuni luoghi fisici hanno un valore esistenziale. Io mi affeziono ai posti, non alle persone. Io sono come i gatti, io sono come la Giulia. Quindi mi sa che a capodanno andró in quel luogo mentale-esistenziale, che si materializza fisicamente come parcheggio panoramico dalle parti di Cesena.
Da un certo punto di vista, odio il capodanno non meno di ferragosto. Da un altro, peró, mi fa meno paura. Primo, capodanno non é il mio compleanno. Secondo, a capodanno é freddo. Terzo, la romagna a capodanno é incredibilmente piú bella che a ferragosto. Anzi, se sto lontano dalle feste e se il clima é (molto) freddo e (molto) secco, il capodanno quasi mi piace. Anzi no, in queste condizioni mi piace proprio, oh.

mercoledì 12 novembre 2008

Foto 49: "Vecchia ossessione"



Sottofondo consigliato: dolcenera ---->


Purtroppo è successo di nuovo. Pensavo di essermi liberato di quella ossessione. E invece mi sbagliavo. Qualche giorno fa ho rivisto una tizia che non vedevo nè sentivo da tempo e sono stato catapultato nel dilemma che da un anno mi perseguita: ma la tizia di fronte a me sarà ingrassata o sarà incinta? Quella che ho incontrato qualche giorno fa è già la mia terza conoscente che negli ultimi 6 mesi mi si è parata davanti in condizioni dubbie. In quei casi ti trovi di fronte a un campo minato. Se pensi che sia incinta e le fai tanti auguri c'è caso che lei ti infami: no stronzo, sono solo ingrassata, vaffanculo. Se le fai notare che è ingrassata i casi sono due: o è davvero ingrassata, e allora ti becchi l'infamata per averglielo fatto presente; oppure è incinta, ma anche in questo caso ti becchi l'infamata per aver confuso il suo futuro pargolo con un ammasso di lardo. Certo, puoi stare zitto. Ma nel frattempo non riesci a non guardare la pancia con la coda dell'occhio, cercando di capire se il suo moroso ha sbagliato il salto della quaglia o se lei si è iscritta al campionato bavarese di birra&salsiccia. Lei ovviamente nota questa tua insistenza, fa finta di niente e col pensiero ti lancia ogni tipo di ingiuria.
Comunque, poi ho scoperto che le prime due tizie aspettavano un bambino. Ma la terza tizia rimane un mistero. Terza tizia, mi rivolgo a te, casomai passassi per questo blog: se sei incinta, auguri; se sei ingrassata non ti preoccupare, non si nota per niente.

sabato 25 ottobre 2008

Foto 48: "Mission San Giorgio"



Sottofondo consigliato: 1979 ---->


Quando ieri alla conferenza guardavo il mio cartellino sborone mi sentivo al massimo della mia Spannung esistenziale. Io, in mezzo a gente che parla fluentemente 12 lingue e che ne sa a pacchi di tutto. Mi piace essere invitato in queste riunioni di distinti filosofi e, allo stesso tempo, ricordarmi di quanto in fondo mi piaccia essere provinciale e chiuso in me stesso. Essere solo un contadino è deprimente, ma anche essere davvero un supersburone sarebbe banale. Mi piace tenere i piedi in due staffe, tendere contemporaneamente in ambedue le direzioni: sognare di fare carriera ma, allo stesso tempo, sognare di avere un ufficio a San Giorgio, in mezzo al campo, scambiando due chiacchiere coi contadini che scancherano in dialetto mentre vanno a zappare.
Che poi anche San Giorgio è ambivalente, perchè è in tensione tra nullità provinciale e importanza strategica internazionale. Guardavo un'intervista a Richard Gardner, prof di legge alla Columbia, ex ambasciatore americano in Italia alla fine degli anni 70. Diceva che gli americani all'epoca avevano paura dei comunisti al governo perchè avrebbero cercato di smantellare le basi americane in Italia, che, dice, erano le più importanti. E la base di Pisignano era tra quelle. Pisignano, per chi non lo sa, è a pochi km da San Giorgio. Certo, non è di per se una base americana come Aviano, ma in tempo di guerra lo diventa. Quando sei nel campo, alle 4 del pomeriggio, senti la sirena militare che dà la libera uscita ai soldati, vedi i militari tornare a casa lungo la mia strada, vedi tutto i lgiorno gli aerei in esercitazione. Negli anni settanta, insomma, la superpotenza americana strippava per poter appoggiare il culo a San Giorgio.

martedì 21 ottobre 2008

Foto 47: "Chissenefrega del ripopolamento"



Post silenzioso.


Trovata. La mitica foto del Savena. Zona di ripopolamento e frega. Che cazzo è la frega? Non ho voglia di cercare su un vocabolario, aiutatemi voi.

domenica 19 ottobre 2008

Foto 46: "Figosità 100/100"



Sottofondo consigliato: amos moses ---->


Cioè quanto sono figo? Figosità 100/100, reputazione 100/100, rapporto con la tipa 100/100 (ok, è un cesso, lei ha figosità tipo 49/100, ma non stiamo a sottilizzare). Dio bo, che domande fate? Si tratta del mitico tabboz simulator, un giochino vecchio di 10 anni ma sempre goduriosissimo (digitate "tabboz simulator" su google e scaricatevelo immediatamente).
Protagonista del gioco: un ragazzetto milanese sui 15 anni che si veste da tabboz (leggi: supermaraglio burino che ascolta genere house/tunz).
Scopo del gioco: aumentare la propria reputazione e le propria figosità andando in discoteche tamarre, facendosi delle gran lampade, comprando vestiario assurdo, facendo le gare con lo scooter etc.
Come fare soldi: ci sono due possibilità. a) lavorare (ma occhio a non scioperare e/o chiedere aumenti di salario); b) andare bene a scuola in modo da farsi aumentare la paghetta settimanale.
Imprevisti: quando incontrate un metallaro per la strada, occhio a non farvi spaccare le ossa; se corrompete i prof per farvi alzare i voti, occhio che non vi chiedano troppi soldi; quando vi fate le lampade, occhio a non esagerare se no vi carbonizzate.
Scaricatevelo cazzo, ve lo dice uno che ha figosità e reputazione accentoppeccènto.

PS: in questo gioco mi chiamo "tizio caio", ma il mio vero nome sarebbe "osvaldo".

venerdì 17 ottobre 2008

Foto 45: "La storiella degli 11 cammelli"



Sottofondo consigliato: la femme d'argent ---->


Sentite questa vecchia storiella araba.
Un mercante un giorno morì, lasciando i propri cammelli in eredità ai tre figli. Il testamento del mercante recitava così: "lascio al mio primogenito la metà dei miei cammelli; al secondogenito un quarto dei cammelli; al mio figlio più giovane un sesto dei cammelli". Di eventuali cammelli rimanenti il testamento non faceva menzione. Sennonchè emerse subito un problema. Il mercante possedeva infatti 11 cammelli, il che impediva di effettuare una divisione secondo le richieste del testamento. I tre allora si rivolsero al vecchio saggio del villaggio, il quale disse loro: "vi lascio il mio cammello, fatene buon uso, me lo restituirete al tramonto". Non aggiunse altro e se ne andò. I tre, dapprima spaesati e confusi, ripresero a ragionare sulla spartizione dei cammelli. Magicamente, siccome grazie al prestito dal vecchio saggio i cammelli erano diventati 12, i conti tornavano: metà dei cammelli, cioè 6, andavano al primogenito; un quarto dei cammelli, cioè 3, andavano al secondogenito; un sesto dei cammelli, cioè 2, andavano al figlio più giovane. Ciononostante, la somma dei cammelli spartiti era sempre 11. Cosicchè, al tramonto, il vecchio saggio si riprese il suo cammello.

giovedì 16 ottobre 2008

Foto 44: "Osvaldo è morto"



Sottofondo consigliato: crazy ---->


Osvaldo è morto.

Quella bandiera ammmericana è il nostro viaggio, metaforico e non.
Quelle mani dai contorni cromatici strani sono un gatto che gioca sospettoso con la propria immagine allo specchio.
Quel vuoto nel locale è la nostra spasmodica ricerca del silenzio.
Quel tetto obliquo è il tempo che si apre; sai che ti offrirà sempre di più, ma non vedi dove porta.
Quel sottobicchiere di carta rovinato è il segno del nostro passaggio.
Quella birra è il mio stato d'animo: l'hai assaggiata, sai che è ottima, ma ti ride il culo perchè ne hai ancora tanta da bere.
Questo elenco è il mio autismo.

Osvaldo è morto, risorgerà alla fine della prossima primavera, forse. Ma speriamo di no.

lunedì 13 ottobre 2008

Foto 43: "Tutti in piedi sul divano"



Sottofondo consigliato: dolcenera ---->


Che figata. Che spettacolo, tutti in piedi sul divano. No davvero, che bello.

Che bello avere la conferma (superflua) che non abbiamo niente a che fare coi cinni che si mettono a piangere perchè il morosino è lontano e non puoi fare la scopatina della buonanotte.

Che bello tornare nel campo e trovarlo sornione e maestoso, come al solito, come in questa foto.

Che bello parlare per un'ora con un australiano che recrimina ancora per il rigore (effettivamente dubbio) negli ottavi di finale del mondiale 2006.

Che bello fare il figo con l'autraliano perchè grazie a GTA 4 sai un casino di termini slang.

Che bello perdersi due volte per andare e tornare da Casalborsetti, e fare 156 Km tra andata e ritorno.

Che bello Casalborsetti in autunno, coi pescatori, il mare addormentato, le luci soffuse sull'acqua e la friggitoria deserta.

Che bello scoprire che, se tutti i cartelli sono verdi, allora forse sei sull'autostrada (mongolo).

Che bello l'appennino bolognese alle sette di mattina.

Che bello mangiare le giuggiole, e rendersi conto che praticamente nessuno nel mondo a parte i romagnoli conosce questo frutto autunnale prelibato.

Che bello smettere di essere Osvaldo e ritornare (piano piano) a fare il finto poeta della domenica.

Che bello scoprire che sulla A1 fino a Rioveggio hanno fatto la terza corsia.

Che bello quando, in autostrada, vedi "nebbia dopo Ferrara sud" e ti senti l'unico ad avere trovato un motivo in più per andare a Ferrara.

Che bello scoprire che hanno fatto un incrocio tra siamesi e altri gatti per tirare fuori una razza bella come quella siamese ma meno incazzosa.

Che bello avere la conferma che, per quanti posti al mondo tu possa vedere, la Romagna è sempre over the top.

Che bello sapere che adesso me ne vado a letto in gigantesco matrimoniale col riscaldamento a palla.

Che bello che sono io nel campo con la patta aperta.

mercoledì 8 ottobre 2008

Foto 42: "Cat wants in"



Sottofondo consigliato: got my mojo working ---->


Mi sento molto come sto gatto obeso arancione. Vuole entrare ma la padrona non c´é, o non se lo caga. Ma lui é rompicazzo per natura e per vocazione, a forza di miagolare e grattare riuscirá a farsi aprire la porta. Naturalmente, dopo dieci minuti spaccherá le palle altrettanto fastidiosamente per poter uscire, e cosí per l´eternitá. La padrona potrebbe uscire da questa spirale infernale se si prendesse un cane al posto del gatto, ma non lo fará, perché sa che i gatti sono animali nobili, astuti e superiori, mentre i cani sono dei plebei pulciosi che obbediscono agli ordini. Il gatto é un po´come "private joker", il cane come "private pyle".

domenica 5 ottobre 2008

Foto 41: "Darmstadt? La Forlí crucca"



Sottofondo consigliato: got my mojo working ---->


Darmstadt è come Forlì, non c'è niente da fare. Ogni volta che ci vado, cioè praticamente tutti i giorni, ne sono sempre piú convinto. Perché? Per una serie di motivi:

1) Luisenplatz é uguale a piazza della vittoria: a Darmstadt c´é un re in cima alla colonna, a Forlí c´é una statua fascista in cima alla colonna.

2) Forlí é grande piú o meno quanto Darmstadt.

3) Quando vai a Darmstadt ti senti oppresso da un fastidio che é a metá tra la noia e lo scoramento. E quando ti chiedono "perché? in fondo non ha niente di brutto" tu rispondi "si, é vero, non é di per se brutta o triste, é piú una sensazione strisciante, é come se tu fossi... tipo a Forlí".

4) Non troverete nessuno che voglia veramente vivere a Darmstadt o Forlí, anche se ha il posto di lavoro lí e anche se gli affitti costano meno. Meglio fare il pendolare.

5) Sia Darmstadt che Forlí sono due nomi fastidiosi.

6) Darmstadt e Forlí sono identificabili solo in relazione a cittá limitrofe: Forlí é "una cittá vicino a Rimini" e Darmstadt "una cittá vicino a Francoforte".

7) Sia Darmstadt che Forlí hanno stazioni sproporzionate, circa un binario per abitante (solo che a Forlí i binari dal 4 al 10 sono inutilizzati).

8) Darmstadt é come Forlí perché Mainz é come Cesena. Non ti piace Cesena? é solo perché non hai visto Forlí. Mainz é un posto inutile? Prova ad andare a Darmstadt...

venerdì 3 ottobre 2008

Foto 40: "Realismo moderato scolastico"



Post silenzioso.


Qui stavo pensando, ero a Vienna e stavo pensando. Ma dove stanno i pensieri?

Per esempio, metti che stessi pensando a qualcosa di rosso. Ma dove sta l'immagine del rosso? Non di fronte a me, ma nemmeno nel mio cervello. Non ho i nervi rossi, nè alcuna parte del cervello materialmente rossa. L'idea del rosso esiste, perchè la sto pensando, ma non esiste nella materia, esiste in un senso evidentemente non materiale.

Certo, mi si può dire che se non avessi il cervello non pensereri, e che l'idea del rosso esiste solo se la penso, così come il ruttare dipende dall'avere bevuto becks. Bene, ma il fatto che l'idea dipenda da un qualcosa di materiale non significa che sia essa stessa materiale. Le idee dipendono dal cervello, ma non sono nel cervello, perchè altrimenti il cervello sarebbe rosso quando penso al rosso, a forma di cavallo quando penso a un cavallo, a forma di merda quando penso ai portici di bologna etc.

Uno può dire che in realtà il cervello è come l'hardware e che i pensieri sono come il software. Ma l'argomento non regge, perchè il computer non pensa, non ha idee. Lui calcola, interagisce, ragiona, ma non produce idee. Il software non è paragonabile al pensiero, semmai (al limite) ai meccanismi che nell'uomo regolano le reazioni dall'esterno, tipo: input --> freddo; output --> complesso di reazioni intelligenti che permettono al mio corpo di sopportare il freddo. Ma in questo processo non esistono idee e/o pensieri, quindi il problema rimane.

Allora uno può dire: beh, l'idea del rosso non è nè puramente immateriale, nè materiale. Si tratta piuttosto di una cosa a metà. Tipo: i neuroni non sono rossi, ma il fatto che siano disposti in un certo modo genera una sorta di "codice" che significa "rosso". Il "codice", insomma, sta a metà strada tra pensiero e materia. Ma anche qui ci sono problemi: chi è che decifra il codice? Io non ho in mente un codice, io ho in mente il rosso, quindi evidentemente qualcuno deve avere tradotto quel codice in un'idea. Ma chi? Non il cervello, perchè il cervello il codice può solo generarlo e non decifrarlo (perchè decifrarlo significherebbe diventare rosso). Allora evidentemente esiste un "omino del cervello" che traduce quel codice per me, tipo una cassiera della coop che legge i codici a barre. Quindi il rosso esisterebbe nella testa di questo omino del cervello.

Ma questo omino del cervello deve essere necessariamente immateriale, perchè se fosse materiale dovrebbe essere parte del mio cervello, e quindi saremmo punto a capo: o parte del mio cervello (quella che corrisponde al cervello dell'omino) è rossa, cosa che non è possibile, oppure anche l'omino del cervello deve avere un suo mini-omino del cervello, e così via all'infinito. Ergo, l'omino del cervello è immateriale.

Insomma, per negare che l'idea del rosso esista al di fuori della materia, siamo costretti ad ammettere che esista un omino del cervello al di fuori della materia. Che pacco...

martedì 30 settembre 2008

Foto 39: "Dentro di noi"



Sottofondo consigliato e direi quasi d'obbligo: Scirocco ---->


Ricordi le strade erano piene di quel lucido scirocco c
he trasforma la realtà abusata e la rende irreale;
sembravano alzarsi le torri in un largo gesto barocco
e in via dei Giudei volavan velieri come in un porto canale.
Tu dietro al vetro di un bar impersonale,
seduto a un tavolo da poeta francese, con la tua solita faccia aperta ai dubbi
e un po' di rosso routine dentro al bicchiere:
pensai di entrare per stare assieme a bere
e a chiaccherare di nubi...

Ma lei arrivò affrettata danzando nella rosa di un abito di percalle che le fasciava i fianchi
e cominciò a parlare ed ordinò qualcosa,
mentre nel cielo rinnovato correvano le nubi a branchi
e le lacrime si aggiunsero al latte di quel tè
e le mani disegnavano sogni e certezze,
ma io sapevo come ti sentivi schiacciato fra lei e quell' altra che non sapevi lasciare,
tra i tuoi due figli e l' una e l' altra morale come sembravi
inchiodato...

Lei si alzò
con un gesto finale,
poi andò via senza voltarsi indietro
mentre quel vento la riempiva di ricordi impossibili,
di confusione e immagini.
Lui restò come chi non sa proprio cosa fare
cercando ancora chissà quale soluzione;
ma è meglio poi un giorno solo da ricordare
che ricadere in una nuova realtà sempre identica...

Ora non so davvero dove lei sia finita, se ha partorito un figlio o come inventa le sere,
lui
abita da solo e divide la vita tra il lavoro, versi inutili e la routine d' un bicchiere:
soffiasse davvero quel vento di scirocco
e arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare dietro alla faccia abusata delle cose,
nei labirinti oscuri della case, dietro allo specchio segreto d' ogni viso,
dentro di...
noi.

Foto 38: "Frankfurt am Main"



Sottofondo consigliato: dolcenera ---->

lunedì 29 settembre 2008

Foto 37: "Che popolo, vecchio"



Sottofondo consigliato: La femme d'argent ---->


Ieri avevo bisogno di andare in un posto isolato, di quelli che piacciono a me. Non un bosco, perchè mi inquieta la natura; ma neanche un posto affollato, perchè poi la gente mi guarda male quando parlo da solo. L'ideale sono campi, zone industriali, binari abbandonati etc. Ma quando sono in Germania nella zona Rhein-Main c'è un posto che li batte tutti: il parcheggio di Weisenau, in questa foto.

Davvero, bisognerebbe vederlo per crederci. Innanzitutto è immenso, ieri ci ho fatto un po' i conti e ci sono un migliaio abbondante di posti macchina. Poi è in una zona isolata di suo, quindi doppia garanzia di tranquillità. Poi è rialzato, tipo ziggurat, il che ti permette di vedere dal'alto quando il 65 passa dalla heiligkreuzweg e quindi di sapere che ore sono. Ma soprattutto è sempre costantemente deserto. E non può che essere così, non c'è assolutamente nulla lì attorno. Al massimo ci vanno i tamarri a fare i burn out con le moto o i maragli a ballare il genere yoyo-nigga o qualcosa di simile.
Mi sono sempre chiesto a che scopo i crucchi abbiano costruito quella spianata da kilometri quadrati se tanto non ci parcheggerà mai nessuno. Ma i crucchi sono così, loro hanno i soldi e li devono spendere entro delle scadenze che si danno da soli. Tipo il mio prof mi ha telefonato e mi ha detto: guarda, ho 1000 euro per te, bisogna che tu compri 1000 euro di libri entro novembre. Jawohl mein General.

martedì 23 settembre 2008

Foto 36: "Noi, se si muore solo un po', chissenefotte"



Sottofondo consigliato (e per te obbligatorio): Crazy ---->


Non é che ci voglia tanto a capire a chi é dedicato questo post. All'unica persona al mondo che vorrebbe ascoltare una canzone d'amore su un binario desolato, in mezzo alla nebbia. Io seduto, tu in piedi, ad aspettare il treno nella panchina più lontana che troviamo. Ma stavolta il treno non lo prendo. Ci voltiamo a guardarlo, insieme; ci facciamo cullare del rumore dei freni e dal viavai della gente in lontananza che sale e scende, anonima. E lo osserviamo ripartire, lento e svogliato. Seguiamo con lo sguardo le lucine rosse che insanguinano la nebbia, finchè non spariscono. E intanto Willie gracchia ancora in sottofondo.

giovedì 18 settembre 2008

Foto 35: "Hochtechnologisches Büro"



Sottofondo consigliato: Amos Moses ---->


A grande richiesta ecco una foto del mio studio supersburone (ma quanto mi piacciono ste cose). Nella foto si vedono nell'ordine:
1) La porta/finestra con accesso ad una gigantesca terrazza con annesso barbecue.
2) Sedia superergonomica colore blu subbbacquo.
3) Lampada con capacità di illuminazione pari a quella degli abbaglianti di un tir.
4) Schermo da circa un metro quadrato.
5) Vocabolario per limitare i danni quando cerco di scrivere in tedesco.
6) Critica della ragion pratica (che non ho mai letto nè mai leggerò probabilmente).
7) Stampante/scanner/fax/tegame di tu' ma' tutto incorporato.
8) Foto della mia padrona.
9) Computer sburone.
10) Telefono multifunzione talmente incasinato che, nonostante i miei sforzi, non sono ancora riuscito a fare una telefonata.

lunedì 15 settembre 2008

Foto 34: "Foto sciroccata"



Sottofondo consigliato: scirocco ---->


Ritorno dopo una breve pausa, mi sono dovuto riprendere emotivamente dal fatto che "canzone di notte numero 3" non è più disponibile, o available o verfügbar. Sono andato profondamente in crisi, ma ho rimediato sostituendola con "scirocco", che rappresenta lo stesso stato d'animo più o meno.
Obbene oddunque, che foto autistica questa. Ero steso nel divano, era agosto, non avevo voglia mezza di studiare, ero appena stato nel campo a ingozzarmi di uva. In questi casi le foto sono l'ultimo appiglio autistico. Chiudersi in un mondo in cui fai una serie di foto tutte uguali, inutili e brutte. Però questa mi piace, per la combinazione di colori, sono colori vividi.
La sera prima ero stato in sala prove, tra fumo, birra, e percezione del passato ormai andato.
La sala prove non è più quella di una volta, quella artigianale di casa mia. Adesso è diventata tecnologica, barocca, chiusa in se stessa. Una volta ci si trovava per provare tutti insieme, per andare a suonare (o fare figure di merda) al mare, c'erano le fighine nel salotto di fianco. Adesso è tutto un altro ambiente, computerizzato, in cui vegetano costantemente plaz e pucce.

sabato 30 agosto 2008

Foto 33: "Stanzani e Tomassone"



Sottofondo per questo post: Guccini, canzone di notte n° 3, prego digitare ---->


Ah, la Stanzani e Tomassone degli anni '70 (non una banale Stantom, badate bene), che chitarra. Quella nel centro, modello Gibson, per chi non capisce niente di chitarre (chi non capisce niente di violini verrà infamato da Gioviale). Sono completamente sbronzo di Paulaner alle 12:30, fine agosto a Francoforte, che tristezza infinita. Chi si ricorda come passavo i sabati pomeriggio nel mio momento d'oro del '99? Chi se lo ricorda più ormai... Eppure in qualche modo li passavo, ed ero un grande. Che poi, sono stati 5 o 6 sabati in croce, ma ragazzi, che spettacolo. Non sono un cazzo di sociopatico per il gusto del cazzo, non sono uno che ha rinunciato ad essere felice, sono uno che lo è stato di brutto e che lo sa essere ancora. Vedete, un conto è essere segaioli perchè non si è mai vista una donna. Un conto è essere segaioli perchè si hanno dei ricordi impagabili. Boia deh.

venerdì 29 agosto 2008

Foto 32: "Il bar marcio"



Post silenzioso.


Post silenzioso, perchè oggi non mi ride affatto il culo. E ripiego su una foto del bar marcio. Non so come si chiami in realtà, nè dove si trovi esattamente. Però quando ci passi davanti ne avverti la presenza deprimente, e senti il bisogno di fermarti a prendere un the verde. Ti siedi sul retro, nei tavolini perennemente vuoti, guardi la campagna afosa e addormentata, fumi camel light e ti senti a tuo agio. Perchè se la tristezza non la puoi vincere, allora tanto vale andarla a trovare direttamente a casa. Per questo ogni tanto vado a Bologna.

lunedì 25 agosto 2008

Bentornati - Foto 31: "Elenchi estivi"



Sottofondo per questo post: 1979, prego digitare ---->


Riapro il blog con leggero anticipo, contenti eh?
Volevo postare una foto significativa, ma dei tre milioni di foto fatte questa estate 1/4 sono romantiche, 1/4 porno e la metà inutili. Ho optato per le inutili, e questa, tra tutte, è la più inutile di tutte. Foto inutile di una vecchia effettiera Zoom per basso, un catorcio abominevole che si comprò Anto a 75 euro nel lontano 2003, per oscuri motivi. Eravamo andati al Music In a San Marino, a me serviva un overdrive, a plaz la pelle del rullante e a pucce un plettro supermorbido. Ecco, comincio con gli elenchi. Certo, perchè sono autistico e noi autistici adoriamo gli elenchi. Anzi, adesso vi delizio con tre top 5 relative a questa estate.

Top 5 dei soggetti scoppiati incontrati questa estate:
1) Il kamikaze meditabondo del Gargano (Mattinata).
2) Antonio Loperfido (Matera).
3) Nunzio e i suoi gatti (Venosa).
4) Il vigile urbano riminese che sta ancora ridendo di me (Riccione).
5) Il danese solitario che si sfonda di Heineken (Numana).

Top 5 degli obesi trash incontrati questa estate:
1) L'obeso che si rinfresca il culo stando a 90 davanti ad un ventilatore (Cesena).
2) L'obeso che si cambia il costume nella piazzola di sosta della superstrada (Manfredonia)
3) L'obeso tamarro che piscia di fronte a casa mentre telefona (Cesena).
4) L'obeso che si annusa spudoratamente l'ascella (Desenzano del Garda).
5) Il calzolaio obeso che si sballa con le esalazioni del cuoio marcio (Cesena).

Top 5 di coloro che questa estate mi hanno suggerito preziose massime di vita:
1) Totò Schillaci: se hai perso la partita della vita, è inutile che continui a giocare, magari finendo in un ignobile campionato giapponese; appendi le scarpe al chiodo e bona lì.
2) Il ballerino bolognese berlusconiano: se vuoi essere certo di vincere, cambia le regole del gioco a tuo favore.
3) Nikkolaus von Thiene: le donne non capiscono un cazzo e i coreani non sono persone, quindi te pensa se ci dobbiamo preccupare dei diritti delle donne coreane.
4) Gli automobilisti pugliesi: tu puoi infrangere qualsiasi legge se ostenti abbastanza arroganza e sicurezza nel farlo.
5) Lo strabico di Trinitapoli: nella vita prendi pure la strada che preferisci, fregatene dei cartelli; se credi in te stesso, arriverai comunque alla tua destinazione.

mercoledì 16 luglio 2008

Foto 30: "Saluti da Amsterdam" - ci si vede a settembre



Sottofondo per questo post: a scelta vostra (eccezionalmente) ---->


Sono magnanimo, vi faccio scegliere il sottofondo questa volta. Ma solo perchè è un'occasione speciale. Infatti oggi parto per le ferie e non sentirete di me e dei miei capolavori fotografici fino a dopo agosto. E come presente estivo vi omaggio di questa foto, una delle mie preferite. Come al solito, mi piace soprattutto per come mi sentivo quando l'ho scattata. Eppure la trovo bella anche per ragioni quasi oggettive. La città è oggettivamente bella, nonostante sia ordinata e pulita. E poi che figata superba l'eccesso di luce di questa foto, che figata sbatterserne delle regole della fotografia e stuprare i tempi di otturazione.

Bene, sono le 7 del mattino e devo nell'ordine: lavare i piatti che sono lì da 10 giorni, rendere vivibile il cesso, mettere a posto i panni, dare una pulita alla buona, innaffiare il giardino, andare in aeroporto e non precipitare (non è affatto scontata come cosa, visto che sono 10 giorni che guardo su youtube servizi americani sui disastri aerei).

Bene, adesso vado a prepararmi per il mio mese e mezzo di ferie aristocratiche e lussuose.

A settembre.


martedì 15 luglio 2008

Foto 29: "Eeeeeben!"



Post silenzioso.


Ho meditato a lungo questa notte. Mi chiedevo chi potesse mai essere lo sfigato che doveva beccarsi la foto 29. Poi l'illuminazione. Lui! Il cazzone maledetto! Ma tanto, non se la prende. Naja, kein Probleeeem...oououoiiiu... ins schöne Italien! Frau Spallanzani, Bologna... oooouioiooo... ganz klaaar... eeeeben!

lunedì 14 luglio 2008

Foto 28: "Appeso a un filo"



Post silenzioso.
.Stay tuned.
.Stay tuned.
La mia dignità è appesa a un filo. Si ok, la dignità non ce l'ho più da un pezzo, ma alcuni non lo sanno. Se al Rewe o all'Aldi non trovo una Pasta Sauce Tomate Kräuter esattamente identica a questa in ogni dettaglio, sono fottuto.

domenica 13 luglio 2008

Foto 27: "Il mattino"



Sottofondo per questo post, "la femme d'argent", prego digitare ---->


Ancora una foto della pesa. Perchè adesso mi sento così, come quando la notte lavoravo in pesa. Parlo dei vecchi tempi, della stagione 2002 e della stagione 2003 soprattutto, quando i turni duravano 12 ore, dalle 6 di sera alle 6 di mattina. Quando per ogni camion dovevi fare due test di umidità, quando il computer in bianco e nero si impallava alle tre di notte, quando non avevamo neanche il tempo per andare a prendere un caffè ma ci facevamo offrire le MS e la Peroni dai camionisti, quando i camion erano da organizzare non in due corsie come adesso, ma in quattro; quando la fila di camion di fronte alla pesa si snodava fino all'ingresso. Ah, i bei tempi duri. Ma poi 12 ore, quello era il punto. I soldi sì che si facevano, quando lavoravi magari il sabato notte: 12 ore di paga base, più lo straordinario, il notturno e il festivo. Il bello era che era facilissimo fare quei turni, perchè la gente evitava il venerdì e il sabato notte come la peste. Perchè dovevano andare a ballare, quegli sfigati. Io invece mi sentivo bene, primo perchè meno sto in mezzo alla gente (specie della mia età, specie se maschi) meglio sto, e secondo perchè piano piano la CAC diventava mia.
Cominciavi alle 6 e lavoravi senza poter guardare l'orologio fino a mezzanotte. Da mezzanotte alle due, piano piano la fila si smaltiva. I camion smettevano di arrivare, i camionisti già arrivati dormivano. Poi, alle tre, lo spettacolo silenzioso della CAC. Immensa, immersa nell'aria fresca del mattino. Il mattino è odioso quando è la prima parte della tua giornata. Ma è fichissimo quando è l'ultima, quando il mattino sono le tre, le quattro, le cinque di una notte di lavoro. Quando il mattino si confonde con la notte inoltrata.
E io me ne andavo con una bicicletta in giro per i capannoni. Era piacevolissimo sentire l'aria fresca che ti portava via dalla maglietta verde della Rietveld tutta la polvere che avevi accumulato in quella pesa. Giravo in bici, ogni tanto tornavo in pesa a vedere se era tutto regolare, e poi partivo di nuovo. E poi mi fermavo a sentire i rumori della notte, che mi piacciono un casino. Quando poi arrivava il sole a violentare la notte, l'incantesimo si rompeva. Ma io potevo andare a letto.

Stanotte mi sento così. Non ho sonno, starò qui a lavorare fino alle 3. E poi me ne andrò in giro per qualche quartiere deserto, per vedere se i rumori della notte li capisco anche in tedesco.

venerdì 11 luglio 2008

Foto 26: "Il precedente stadio dell'involuzione"



Sottofondo per questo post: "dolcenera", prego digitare ---->


Ah, i vecchi tempi. Adesso nel lusso di Linnéstraße guardo questa foto della mia vecchia camera a Mainz e provo un senso di tenerezza. Affetto paterno verso me stesso. Oh, non che sia cambiato molto, adesso come allora ho reso l'ambiente dove vivo una topaia di tazze, bottiglie di birra, piatti accatastati, panni ammucchiati etc. Solo che adesso sono cambiate le cose da imbrattare e incasinare, sono diventate più prestigiose. In eramsus avevo un letto dalle assi pericolanti, mobili dell'ikea, la tazza blu comprata nel negozio vicino Münsterplatz "alles 1 euro", la connessione con un tetto mensile di 3 giga, un portatile della seconda guerra mondiale, il pavimento dozzinale blu da studentati crucchi. Adesso posso smerdare cose più di classe: un solido letto matrimoniale, mobilio in legno, tazze di classe, connessione che sbomba, portatile di ultima generazione, pavimento in legno. Ah, che uomo indegno che sono.

PS, anche allora avevo una tazza prestigiosa, quella con gli elefanti che mi aveva regalato la Chiara e che si vede nella foto. Ma poi l'ho distrutta nel caricare le borse sul pullman per l'aeroporto il giorno del ritorno dall'erasmus.

Foto 25: "Over the top"



Sottofondo per questo post: "amos moses", prego digitare ---->


Io e Pistorius abbiamo due cose in comune. La prima, più evidente, è che siamo tutti e due degli handicappati: lui ha una menomazione fisica che compensa con una forte carica di agonismo, io ho una normale condizione fisica che compenso con una pigrizia paralitica non meno menomante. La seconda cosa in comune tra me e Pistorius è che, nonostante il nostro handicap, ci impegnamo per battere dei record. Non tanto contro gli altri, quanto soprattutto contro noi stessi, per migliorarci continuamente. Visto che i record di Pistorius li conoscete, guardiamo un po' i miei.

Il mio maggior record: distanza casa-alimentari stabilita oggi, 11 luglio 2008, ore 11:50: udite udite, 100 e ripeto solo 100 metri.
Ero partito da 600 metri a inizio giugno, andavo a fare la spesa al Rewe che stava quasi a Merianplatz, 600 metri da casa. Mi sono imposto di migliorare, e dopo pochi giorni trovo un fruttivendolo a soli 250 metri. Ma sono stato squalificato, perchè l'alimentari non deve vendere solo frutta e verdura, altrimenti c'è il doppio sbatti di cercare un kebabbaro che ti venda la salsiccia, allungare il percorso, ritirare fuori il portafoglio etc. Ok, accetto la squalifica. E mi impegno a migliorare. Dieci giorni fa ho trovato un altro Rewe, a 300 metri. Ma, non pago del successo, stabilisco un altro record nel giro di un minuto: di fianco al Rewe c'è l'Aldi, più vicino a casa, 280 metri. Ottimo, no? Uno può dire, ok abbiamo trovato dove fare la spesa. Invece no, perchè io, come Pistorius, stabilisco record solo per poterli battere. E infatti stamattina ho messo una nuova bandierina. Se uscendo di casa vai verso la periferia anzichè verso Bergerstraße vieni premiato da un alimentari all'italiana, piccolo e pieno di tutto. Prezzi ovviamente più alti che all'Aldi o al Rewe, ma quello che conta è che il mio culo non deve percorrere più di 100 metri.
Over the top.

martedì 8 luglio 2008

Foto 24: "Goduria"



Post silenzioso.


Lätzchen sind nett und schützen vor Fett. Allerdings nur die Kleider, leider.

Foto 23: "Crazy for feeling so blue"



Una foto per festeggiare chi finisce gli esami. "Crazy" di Willie Nelson in sottofondo e un abbraccio in quell'angolo di giardino. Sto giro senza presenze inopportune. Ripeto,"crazy" di Willie Nelson in sottofondo ---->

Foto 22: "La pesa"



Sottofondo per questo post, "1979", prego digitare ---->


L'ufficio pesa alla CAC, Martorano di Cesena. Con le lattine di coca e fanta prese a 50 cent, i quintali di polvere, i fogli sparsi ovunque, la stampante che ogni tanto si impalla e ti fa bestemmiare.
Ci ho passato tante notti e tanti giorni per 7 estati, dal 2001 al 2007. E come era prevedibile, un pochino mi manca. Ma mi manca in modo piacevole, sereno, sorridente. Mi manca come ai romantici di serie B di metà ottocento mancavano i secoli buoi altomedievali. La loro nostalgia di monasteri e castelli diroccati non era che una conferma paradossale dell'opulenza borghese, dei loro salotti, delle parrucche e dei caffè eleganti del centro a cui non avrebbero mai rinunciato.
Di quella pesa mi mancano gli odori innanzitutto.
Il fumo di sigaretta che si mischiava al fumo del seme di bietola, in un'aria satura di umidità; il tanfo di gasolio, quando i camionisti non spegnevano il motore; l'odore di caffè la mattina alle 6; l'odore di campagna e rugiada che respiravo alle 4 di mattina, quando in pesa non c'era niente da fare e io andavo in bici fino ai capannoni più lontani; l'odore di cartone che si respirava nei capannoni O1 e O2; l'odore acre di crisantemo del capannone ortive; l'odore di benzina di fianco alla macchina che dipanava le corde; la puzza di soia sotto la vasca quando pioveva.
Poi mi mancano i suoni: il rumore crescente tipo turbina di aereo alla mattina alle 6, quando partono tutti i compressori; e poi ai compressori ti abitui, e quando a mezzogiorno li spengono ti trovi in un silenzio che quasi ti spaventa; il rumore degli aspiratori; il rumore delle frenate dei camion sulla pesa; il rumore dei muletti, ognuno diverso dagli altri.
E poi la gente, quella sì che mi manca. Mi mancano gli operai e alcuni impiegati, perchè la gente che lavora alla CAC è in media ignorantissima, bestemmiatrice e romagnola. Il che la rende divertentissima.
Tutti, ovviamente con soprannomi: scheggia, lo svizzero, gahna, psico, wolly, 'renga, marijuana, sbrèncasèvi (cioè io) etc. Ma i camionisti erano i migliori, perchè i soprannomi glieli davamo noi pesatori: puddu, rocky, cantonà, pino daniele, il boiler, hulk hogan etc...

Eh si, appena torno in Italia ci vado a fare un salto.

sabato 5 luglio 2008

Foto 21: "Foto finta, gatto vero. Ciao San Lorenzo"



Sottofondo per questo post, "flowers on the wall", prego digitare ---->


Un post per San Lorenzo, a cui dedico un'immagine che con San Lorenzo ha in qualche modo a che fare. San Lorenzo, un posto che ho visto solo nei suoi ultimi mesi di vita, come un film di cui vedi solo il finale. Ma un film che era palesemente una figata. Quindi grazie.
Grazie alla contraddittorietà inesplicabile di San Lorenzo, che cerco di riprodurre mischiando il riso amaro di "flowers on the wall" con la nostalgia di un addio;
grazie alle tante bottiglie sopra agli scaffali;
grazie al tanfo di panna acida dopo Villa Serena;
grazie alle cotolette che sapevano di pringles;
grazie al coniglio malefico;
grazie ad Andrea Pazienza;
grazie ai sordi che ascoltano radiomaria;
grazie ai bellissimi posacenere;
grazie al trono;
grazie.

Foto 20: "Erasmus"



Sottofondo per questo post: "got my mojo working",
prego digitare ---->


Ah, la tipica banalissima e scontatissima cena erasmus. E per questo divertentissima. Nella foto, da sinistra: la fighina ungherese che era venuta in erasmus a Mainz per avvicinarsi al suo ragazzo che abitava in Germania (si, ma a Monaco, cristo di dio, 4 ore di macchina); Mats, lo svedese che si sbronzava regolarmente con una schifosa birra al limone e che di conseguenza aveva fisso l'alito di mastrolindo; la Bucci che mi era venuta a trovare in Germania (e io ovviamente non la sono andata a prendere nè in stazione nè alla fermata della s-bahn; mi sono limitato ad aprire la porta quando ha suonato il campanello); io, che quella sera mi ero detto "oh, stasera mi metto la camicia più brutta che trovo"; la Chiara che ride (probabilmente di me); Santiago, il colombiano peloso che sosteneva che il problema della coca in Colombia è sopravvalutato; e da ultimo sulla destra lei, la migliore in assoluto, l'armadio ungherese: Evi.

Ecco, Evi merita un discorso a parte. Spostiamoci di una settimana in avanti. Bisogna premettere che quella nella foto era la sua casa, nella quale una settimana dopo organizzò una festa di compleanno per Santiago, al solo scopo di intortarselo. Tuttavia Santiago, pur essendo (come la foto testimonia) nano e coperto di una foresta amazzonica di peli, si faceva della gran belle fighine. Capirete da soli che non aveva la minima intenzione di abbassare così drasticamente la propria media. Ciononostante, Evi sfoggiava ottimismo. In effetti Santiago alla festa ci venne, ma con una bella biondina crucca che se lo limonava selvaggiamente di fronte alla povera magiara a forma di mobile dell'ikea. La quale non la prese bene. E iniziò a bere. Dopo la festa, ce ne andammo e ci avviammo lungo il corridoio dello studentato (attenzione, a questa festa presenziava Nicola, presenza che si rivelerà vitale nelle vicende successive). A un certo punto, sentimmo urla provenire dalla casa di Evi. Nicola, avendo fatto un rapido calcolo di quanto alcool era stato mediamente ingerito e di quanto diventano troie le donne in eramsus, sentenziò: "no cioè vecchio, qui stanno facendo un'orgia... io vado a vedere". No, niente orgia. Era solo Evi che si era ustionata pesantemente una mano sulla piastra; causa verosimile: percentuale di alcool nel sangue sopra i limiti fisicamente consentiti. Eh, ma in eramsus ci si vuole bene, si sviluppa un senso di solidarietà interetnica. Quindi non c'è problema. Infatti. Nicola, deluso dalla mancata orgia, accampa una scusa e se ne va a fumare; Maxime, il francese fastidioso (cioè, più fastidioso degli altri) è palesemente incazzato perchè si stava per limonare l'ungherese figa e non nasconde il suo odio per Evi che gli ha interrotto il corteggiamento; Santiago, il migliore, viene incaricato di chiamare un taxi che porti Evi in ospedale e in effetti telefona; dopo 10 minuti Evi in lacrime gli chiede "allora, hai telefonato? quando arriva?"; e lui "no, ma ho telefonato agli spagnoli per andare a fare il botellon; il taxi al massimo te lo chiamo quando arrivo a casa". Superbo Santiago. Ma anche Mats, lo svedese all'alito di detersivo, non scherza. Finalmente arriva il taxi, Mats decide di accompagnare Evi all'ospedale. Allora vedi che in erasmus ci si vuole bene? Come no. Appena arriva il taxi, Evi ci si catapulta dentro implorando l'autista di andare veloce. L'autista però prima si gira verso Mats, che è entrato sul taxi con l'ennessima bottiglia di birra al limone, e gli dice con voce ferma: "ehi ehi, ohne Flasche" (ossia: senza bottiglia sul taxi). Mats sgrana gli occhi dallo sdegno. Ma è svedese ed ha senso civico, quindi sta alle regole. Esce dal taxi, chiede al tassista di aspettare un attimo, si scola la birra e poi rientra. Nel frattempo, la mano di Evi è diventata un kebap.

Ma torniamo alla settimana precedente e alla foto che ho postato. Perchè il migliore di quella sera non compare nella foto. Ed è per quello che è il migliore. Sto parlando di un ungherese di cui nemmeno ci siamo mai sforzati di capire il nome, ma che per assonanza avevamo ribattezzato Ciobar. Era la presenza più inutile dell'erasmus, schiavizzato da tutti. In tutte e due le feste a casa di Evi sgobbava come un negro. Ovviamente, a chi il compito di fare la foto? A Ciobar, naturalmente.

venerdì 4 luglio 2008

Foto 19: "Notturna settembrina"



Sottofondo per questo post: "1979", prego digitare ---->


Questa foto risale agli ultimi giorni di settembre 2006, poco prima dell'erasmus. Una sera con un gran temporale. Decido di andare a Cusercoli, valle del Bidente. A Cusercoli non c'è assolutamente niente nè da fare nè da vedere. Ed è un motivo in più per andarci. Mi sento libero, e lo sono. Prendo la macchina, mi fermo al bar dell'autostrada a prendere un paio di Beck's in lattina. Bei tempi, quando a servirti c'era ancora l'anoressico butterato, un trentenne disadattato e ricchione che si faceva dare ordini dalla spettrale mamma col capello biondo platinato, che passava il tempo fumando MS al videopoker mentre il figlio sgobbava.

La macchina ha il pieno, il temporale è sempre più violento. Due motivi ulteriori per confermare la rotta. Cusercoli. Sono leggermente malinconico, e sto da dio. La malinconia è un sentimento pericoloso, scivoloso. Non fa in tempo ad arrivare che già sei sprofondato nella tristezza. Ma non è detto. Talvolta la malinconia rimane sullo sfondo senza ferirti, dipinge color seppia i tuoi pensieri. E in quel caso, la malinconia è uno dei più bei sentimenti. Penso, mentre vado a Cusercoli. Penso all'erasmus, alla stabilità ritrovata, a quello che mi aspetto dall'erasmus. E mi faccio una foto. Io, la mia macchina, la beck's del bar dell'autostrada, la romagna sotto il temporale, la secante vuota, la maglia di Hazzard.

Mi è venuta in mente questa foto, l'ho cercata con ansia. Perchè io, adesso, sono esattamente la persona che in quella sera di settembre mi immaginavo di essere. Si, quella sera ero ottimista. Credevo di avere le carte in regola per avere tutto. E adesso ho tutto. E il bello è che ho tutto in potenza, è quello che mi dà i brividi. Sto sfruttando si e no il 2% di quel mondo che mi si è spalancato davanti. Tanto per spiegarmi: una piccola porzione di questo mondo è la Germania; una piccola porzione della Germania è Francoforte; una piccola porzione di Francoforte è Bergerstraße. Ecco, anche solo per sfruttare appieno tutto quello che ti offre questa via mi ci vorrebbero 6 mesi: ogni giorno vedi un locale nuovo, un negozio nuovo, una libreria nuova, un negozio di antiquariato che avresti giurato che ieri non c'era. Si, dire che sono al 2% delle potenzialità è arrotondare generosamente per eccesso. La voglia di arrivare almeno al 50% mi fa ridere anche il culo. In modo piacevolmente malinconico. 1979, Smashing Pumpkins.

Una volta arrivato a Cusercoli, mi faccio la seconda beck's. E poi prendo un pacco di diana blu ad un distributore automatico. Si, non sono un granchè le diana blu, ma tanto è l'ultimo pacchetto. Nemmeno lo fumo tutto, giusto un paio di paglie e poi lo butto via. Anzi, ci vorrebbe qualcuno che mi aiutasse a finirlo. Chi? La Sara sta a Cesena, la Margherita non mi caga, con la Vale ci esco domani, amici uomini non ne ho. Ma certo: la Bucci.

giovedì 3 luglio 2008

Foto 18: "KT"



Io, il mio alter ego femminile, spiaggia, nebbia e la femme d'argent in sottofondo ---->

mercoledì 2 luglio 2008

Foto 17: "1966 Cadillac Eldorado Convertible"



Sottofondo per questo post: "Amos Moses", prego digitare ---->


Di solito la gente che si organizza per un coast to coast pensa prima al budget che ha a disposizione, poi ai voli, e poi alle tappe da fare. Sbagliato. La prima cosa da verificare è la disponibilità del'unica macchina con cui un vero coast to coast può essere fatto, ossia l'essenza della tamarraggine americana: Cadillac Eldorado Convertible hot pink del 1967, come recita l'immortale pezzo di Dennis Leary. Per ora ho trovato solo questa, che pur essendo superba non corrisponde esattamente alla descrizione. E allora il coast to coast lo rinvio. Perchè io so' filosofo e le cose le voglio fare con metodo. D'altronde un coast to coast già l'ho fatto: un emozionante Rimini-Livorno.

martedì 1 luglio 2008

Foto 16: "Mozart & American way of life"



Sottofondo per questo post: Guccini, "canzone di notte n° 3",
prego digitare ---->


Questa la targa di un gestore austriaco di un chiosco di brezel a salisburgo. Appena l'ho vista ho sentito il bisogno intellettuale di fotografarla per confermare ancora una volta che i crucchi sono divisi in due categorie nettamente separate: 97% burini con sandalo col calzino, 3% geni universali. Indovinate a quale categoria appartiene il buzzurro proprietario di sta macchina. Ovviamente l'idiozia del 97% malato di crucchi è andata acuendosi, da quando nell'europa continentale sono state introdotte mode americane come quella di potersi personalizzare la targa. Che popolo, vecchio...

lunedì 30 giugno 2008

Foto 15: "Il culo che ride"



Sottofondo per questo post: "flowers on the wall" prego digitare ----->


Mi ride anche il culo in sto periodo. E già è una cosa rara. Ma non basta; perchè per la prima volta nella mia vita mi ride il culo (leggi, sono aristotelicamente felice) per motivi seri. E questa spiaggia è un motivo serio, per esempio. L'unico tratto di mare tra lido degli estensi e pesaro ancora relativamente incontaminato, con poco turismo, poca gnocca, poche alghe.
Se anche la spiaggia casalborsetti ti fa ridere il culo, allora vuol dire che le cose stanno girando per il verso giusto, davvero.
Ma poi il culo può ridere il tanti modi, perchè l'ideale aristotelico di felicità è complesso e sfaccettato. A me bene o male può ridere in 8 modi, che corrispondono alla colonna sonora che vi metto gentilmente a disposizione: 1) il culo ride il modo contemplativo (air - la femme d'argent, o come si scrive); 2) il culo ride ostentando la propria superiorità intellettuale (de andrè - dolcenera); 3) il culo ride a squarciagola (statler brothers - flowers on the wall); 4) il culo ride dopo essersi fatto una scopata, un coast to coast o una giornata di lavoro (jerry reed - amos moses); 5) il culo ride perchè è innamorato (willie nelson - crazy); 6) il culo ride nonostante qualche striatura di piacevole malinconia (smashing pumpkins - 1979); 7) il culo ride sottovoce con discrezione (guccini - canzone di notte numero 3); 8) il culo ride in modo un po' vintage (muddy waters - got my mojo workin').
Adesso mi ride nel terzo modo.

giovedì 26 giugno 2008

Foto 14: "Una foto per te, sono magnanimo"



Lo so che l'unica cosa che ti darà la forza di arrivare a casa oggi sarà la dipendenza cronica dal mio blog. E allora ti regalo un post con relativa foto... é la prima foto apparsa su google immagini digitando le seguenti tre parole: terronia, campagna, specchio... eheheh...
ma quanto ti adoro...

martedì 24 giugno 2008

Foto 13: "Il genio"



Strada con buche?!? Cazzo ma asfaltala, no? Ho capito che sto cartello può essere visto come un momento di onestà, ma è comunque surreale. E' come se vai in pizzeria e il cameriere ti porta una quattro stagioni dicendo "scusi, la mozzarella è scaduta; almeno però ne è al corrente". Almeno fosse un cartello a sfondo giallo, di quelli che indicano lavori in corso e dunque almeno la flebile intenzione di modificare la situazione in un futuro prossimo venturo. No, cartello bianco, regolare. La strada è e rimarrà con buche, quindi vedi di agire di conseguenza.

Eppure...

Eppure questo cartello ti lascia con un vuoto, con un qualcosa che non riesci ad afferrare. E' talmente surreale che pensi che un senso lo deve avere. Un senso che tu non cogli. Ma un senso ci deve essere, non può non esserci. Ed è qui l'essenza del genio. Colui che fa e dice cose che tu intuisci essere grandiose, a-normali nel senso di superiori ad ogni norma, incompresibili per la gente comune, ma che tu non capisci fino in fondo. E allora la derisione lascia spazio all'ammirazione contemplativa.

Tutto questo ha numerosi effetti psicologici riscontrabili nelle situazioni quotidiane. Provate a parcheggiare sotto le torri a bologna. Dico proprio tra una torre e l'altra. Non verrete multati. Perchè il vigile crederà che una cosa così spudorata e surreale una giustificazione la deve avere. Una giustificazione geniale, incomprensibile.

Foto 12: "E poi saran le ultime, oramai"



E io ti canterò questa canzone, come già tante che già ti cantai. Ignorala, come hai ignorato le altre, poi saran le ultime, oramai.

lunedì 23 giugno 2008

Foto 11: "Che dire..."



...stamattina sono malinconico. Malinconia pura, e in quanto tale un po' apatica. Ho digitato "malinconia" su google immagini, e questa è la prima foto che è apparsa.

Foto 10: "Ultimi momenti di gloria"



Cesenatico, notte del 9 luglio 2006. Io ero lì nel mezzo. Ma non c'entra il calcio, non c'entra l'Italia, non c'entra il fatto che 1 ora fa siamo usciti dagli europei. C'entra solo il fatto che quelli sono stati gli ultimi momenti di gloria per me. O di libertà, il che è lo stesso. Stasera c'era un bolognese a guardare la partita. Post criptico, scusate.

domenica 22 giugno 2008

Foto 9: "Compro il President"



A tutti gli estimatori di "hotel" (il gioco da tavolo), questo albergo di Genova deve suscitare piacevoli emozioni. E poi, guardate come si chiama...