sabato 25 ottobre 2008

Foto 48: "Mission San Giorgio"



Sottofondo consigliato: 1979 ---->


Quando ieri alla conferenza guardavo il mio cartellino sborone mi sentivo al massimo della mia Spannung esistenziale. Io, in mezzo a gente che parla fluentemente 12 lingue e che ne sa a pacchi di tutto. Mi piace essere invitato in queste riunioni di distinti filosofi e, allo stesso tempo, ricordarmi di quanto in fondo mi piaccia essere provinciale e chiuso in me stesso. Essere solo un contadino è deprimente, ma anche essere davvero un supersburone sarebbe banale. Mi piace tenere i piedi in due staffe, tendere contemporaneamente in ambedue le direzioni: sognare di fare carriera ma, allo stesso tempo, sognare di avere un ufficio a San Giorgio, in mezzo al campo, scambiando due chiacchiere coi contadini che scancherano in dialetto mentre vanno a zappare.
Che poi anche San Giorgio è ambivalente, perchè è in tensione tra nullità provinciale e importanza strategica internazionale. Guardavo un'intervista a Richard Gardner, prof di legge alla Columbia, ex ambasciatore americano in Italia alla fine degli anni 70. Diceva che gli americani all'epoca avevano paura dei comunisti al governo perchè avrebbero cercato di smantellare le basi americane in Italia, che, dice, erano le più importanti. E la base di Pisignano era tra quelle. Pisignano, per chi non lo sa, è a pochi km da San Giorgio. Certo, non è di per se una base americana come Aviano, ma in tempo di guerra lo diventa. Quando sei nel campo, alle 4 del pomeriggio, senti la sirena militare che dà la libera uscita ai soldati, vedi i militari tornare a casa lungo la mia strada, vedi tutto i lgiorno gli aerei in esercitazione. Negli anni settanta, insomma, la superpotenza americana strippava per poter appoggiare il culo a San Giorgio.

martedì 21 ottobre 2008

Foto 47: "Chissenefrega del ripopolamento"



Post silenzioso.


Trovata. La mitica foto del Savena. Zona di ripopolamento e frega. Che cazzo è la frega? Non ho voglia di cercare su un vocabolario, aiutatemi voi.

domenica 19 ottobre 2008

Foto 46: "Figosità 100/100"



Sottofondo consigliato: amos moses ---->


Cioè quanto sono figo? Figosità 100/100, reputazione 100/100, rapporto con la tipa 100/100 (ok, è un cesso, lei ha figosità tipo 49/100, ma non stiamo a sottilizzare). Dio bo, che domande fate? Si tratta del mitico tabboz simulator, un giochino vecchio di 10 anni ma sempre goduriosissimo (digitate "tabboz simulator" su google e scaricatevelo immediatamente).
Protagonista del gioco: un ragazzetto milanese sui 15 anni che si veste da tabboz (leggi: supermaraglio burino che ascolta genere house/tunz).
Scopo del gioco: aumentare la propria reputazione e le propria figosità andando in discoteche tamarre, facendosi delle gran lampade, comprando vestiario assurdo, facendo le gare con lo scooter etc.
Come fare soldi: ci sono due possibilità. a) lavorare (ma occhio a non scioperare e/o chiedere aumenti di salario); b) andare bene a scuola in modo da farsi aumentare la paghetta settimanale.
Imprevisti: quando incontrate un metallaro per la strada, occhio a non farvi spaccare le ossa; se corrompete i prof per farvi alzare i voti, occhio che non vi chiedano troppi soldi; quando vi fate le lampade, occhio a non esagerare se no vi carbonizzate.
Scaricatevelo cazzo, ve lo dice uno che ha figosità e reputazione accentoppeccènto.

PS: in questo gioco mi chiamo "tizio caio", ma il mio vero nome sarebbe "osvaldo".

venerdì 17 ottobre 2008

Foto 45: "La storiella degli 11 cammelli"



Sottofondo consigliato: la femme d'argent ---->


Sentite questa vecchia storiella araba.
Un mercante un giorno morì, lasciando i propri cammelli in eredità ai tre figli. Il testamento del mercante recitava così: "lascio al mio primogenito la metà dei miei cammelli; al secondogenito un quarto dei cammelli; al mio figlio più giovane un sesto dei cammelli". Di eventuali cammelli rimanenti il testamento non faceva menzione. Sennonchè emerse subito un problema. Il mercante possedeva infatti 11 cammelli, il che impediva di effettuare una divisione secondo le richieste del testamento. I tre allora si rivolsero al vecchio saggio del villaggio, il quale disse loro: "vi lascio il mio cammello, fatene buon uso, me lo restituirete al tramonto". Non aggiunse altro e se ne andò. I tre, dapprima spaesati e confusi, ripresero a ragionare sulla spartizione dei cammelli. Magicamente, siccome grazie al prestito dal vecchio saggio i cammelli erano diventati 12, i conti tornavano: metà dei cammelli, cioè 6, andavano al primogenito; un quarto dei cammelli, cioè 3, andavano al secondogenito; un sesto dei cammelli, cioè 2, andavano al figlio più giovane. Ciononostante, la somma dei cammelli spartiti era sempre 11. Cosicchè, al tramonto, il vecchio saggio si riprese il suo cammello.

giovedì 16 ottobre 2008

Foto 44: "Osvaldo è morto"



Sottofondo consigliato: crazy ---->


Osvaldo è morto.

Quella bandiera ammmericana è il nostro viaggio, metaforico e non.
Quelle mani dai contorni cromatici strani sono un gatto che gioca sospettoso con la propria immagine allo specchio.
Quel vuoto nel locale è la nostra spasmodica ricerca del silenzio.
Quel tetto obliquo è il tempo che si apre; sai che ti offrirà sempre di più, ma non vedi dove porta.
Quel sottobicchiere di carta rovinato è il segno del nostro passaggio.
Quella birra è il mio stato d'animo: l'hai assaggiata, sai che è ottima, ma ti ride il culo perchè ne hai ancora tanta da bere.
Questo elenco è il mio autismo.

Osvaldo è morto, risorgerà alla fine della prossima primavera, forse. Ma speriamo di no.

lunedì 13 ottobre 2008

Foto 43: "Tutti in piedi sul divano"



Sottofondo consigliato: dolcenera ---->


Che figata. Che spettacolo, tutti in piedi sul divano. No davvero, che bello.

Che bello avere la conferma (superflua) che non abbiamo niente a che fare coi cinni che si mettono a piangere perchè il morosino è lontano e non puoi fare la scopatina della buonanotte.

Che bello tornare nel campo e trovarlo sornione e maestoso, come al solito, come in questa foto.

Che bello parlare per un'ora con un australiano che recrimina ancora per il rigore (effettivamente dubbio) negli ottavi di finale del mondiale 2006.

Che bello fare il figo con l'autraliano perchè grazie a GTA 4 sai un casino di termini slang.

Che bello perdersi due volte per andare e tornare da Casalborsetti, e fare 156 Km tra andata e ritorno.

Che bello Casalborsetti in autunno, coi pescatori, il mare addormentato, le luci soffuse sull'acqua e la friggitoria deserta.

Che bello scoprire che, se tutti i cartelli sono verdi, allora forse sei sull'autostrada (mongolo).

Che bello l'appennino bolognese alle sette di mattina.

Che bello mangiare le giuggiole, e rendersi conto che praticamente nessuno nel mondo a parte i romagnoli conosce questo frutto autunnale prelibato.

Che bello smettere di essere Osvaldo e ritornare (piano piano) a fare il finto poeta della domenica.

Che bello scoprire che sulla A1 fino a Rioveggio hanno fatto la terza corsia.

Che bello quando, in autostrada, vedi "nebbia dopo Ferrara sud" e ti senti l'unico ad avere trovato un motivo in più per andare a Ferrara.

Che bello scoprire che hanno fatto un incrocio tra siamesi e altri gatti per tirare fuori una razza bella come quella siamese ma meno incazzosa.

Che bello avere la conferma che, per quanti posti al mondo tu possa vedere, la Romagna è sempre over the top.

Che bello sapere che adesso me ne vado a letto in gigantesco matrimoniale col riscaldamento a palla.

Che bello che sono io nel campo con la patta aperta.

mercoledì 8 ottobre 2008

Foto 42: "Cat wants in"



Sottofondo consigliato: got my mojo working ---->


Mi sento molto come sto gatto obeso arancione. Vuole entrare ma la padrona non c´é, o non se lo caga. Ma lui é rompicazzo per natura e per vocazione, a forza di miagolare e grattare riuscirá a farsi aprire la porta. Naturalmente, dopo dieci minuti spaccherá le palle altrettanto fastidiosamente per poter uscire, e cosí per l´eternitá. La padrona potrebbe uscire da questa spirale infernale se si prendesse un cane al posto del gatto, ma non lo fará, perché sa che i gatti sono animali nobili, astuti e superiori, mentre i cani sono dei plebei pulciosi che obbediscono agli ordini. Il gatto é un po´come "private joker", il cane come "private pyle".

domenica 5 ottobre 2008

Foto 41: "Darmstadt? La Forlí crucca"



Sottofondo consigliato: got my mojo working ---->


Darmstadt è come Forlì, non c'è niente da fare. Ogni volta che ci vado, cioè praticamente tutti i giorni, ne sono sempre piú convinto. Perché? Per una serie di motivi:

1) Luisenplatz é uguale a piazza della vittoria: a Darmstadt c´é un re in cima alla colonna, a Forlí c´é una statua fascista in cima alla colonna.

2) Forlí é grande piú o meno quanto Darmstadt.

3) Quando vai a Darmstadt ti senti oppresso da un fastidio che é a metá tra la noia e lo scoramento. E quando ti chiedono "perché? in fondo non ha niente di brutto" tu rispondi "si, é vero, non é di per se brutta o triste, é piú una sensazione strisciante, é come se tu fossi... tipo a Forlí".

4) Non troverete nessuno che voglia veramente vivere a Darmstadt o Forlí, anche se ha il posto di lavoro lí e anche se gli affitti costano meno. Meglio fare il pendolare.

5) Sia Darmstadt che Forlí sono due nomi fastidiosi.

6) Darmstadt e Forlí sono identificabili solo in relazione a cittá limitrofe: Forlí é "una cittá vicino a Rimini" e Darmstadt "una cittá vicino a Francoforte".

7) Sia Darmstadt che Forlí hanno stazioni sproporzionate, circa un binario per abitante (solo che a Forlí i binari dal 4 al 10 sono inutilizzati).

8) Darmstadt é come Forlí perché Mainz é come Cesena. Non ti piace Cesena? é solo perché non hai visto Forlí. Mainz é un posto inutile? Prova ad andare a Darmstadt...

venerdì 3 ottobre 2008

Foto 40: "Realismo moderato scolastico"



Post silenzioso.


Qui stavo pensando, ero a Vienna e stavo pensando. Ma dove stanno i pensieri?

Per esempio, metti che stessi pensando a qualcosa di rosso. Ma dove sta l'immagine del rosso? Non di fronte a me, ma nemmeno nel mio cervello. Non ho i nervi rossi, nè alcuna parte del cervello materialmente rossa. L'idea del rosso esiste, perchè la sto pensando, ma non esiste nella materia, esiste in un senso evidentemente non materiale.

Certo, mi si può dire che se non avessi il cervello non pensereri, e che l'idea del rosso esiste solo se la penso, così come il ruttare dipende dall'avere bevuto becks. Bene, ma il fatto che l'idea dipenda da un qualcosa di materiale non significa che sia essa stessa materiale. Le idee dipendono dal cervello, ma non sono nel cervello, perchè altrimenti il cervello sarebbe rosso quando penso al rosso, a forma di cavallo quando penso a un cavallo, a forma di merda quando penso ai portici di bologna etc.

Uno può dire che in realtà il cervello è come l'hardware e che i pensieri sono come il software. Ma l'argomento non regge, perchè il computer non pensa, non ha idee. Lui calcola, interagisce, ragiona, ma non produce idee. Il software non è paragonabile al pensiero, semmai (al limite) ai meccanismi che nell'uomo regolano le reazioni dall'esterno, tipo: input --> freddo; output --> complesso di reazioni intelligenti che permettono al mio corpo di sopportare il freddo. Ma in questo processo non esistono idee e/o pensieri, quindi il problema rimane.

Allora uno può dire: beh, l'idea del rosso non è nè puramente immateriale, nè materiale. Si tratta piuttosto di una cosa a metà. Tipo: i neuroni non sono rossi, ma il fatto che siano disposti in un certo modo genera una sorta di "codice" che significa "rosso". Il "codice", insomma, sta a metà strada tra pensiero e materia. Ma anche qui ci sono problemi: chi è che decifra il codice? Io non ho in mente un codice, io ho in mente il rosso, quindi evidentemente qualcuno deve avere tradotto quel codice in un'idea. Ma chi? Non il cervello, perchè il cervello il codice può solo generarlo e non decifrarlo (perchè decifrarlo significherebbe diventare rosso). Allora evidentemente esiste un "omino del cervello" che traduce quel codice per me, tipo una cassiera della coop che legge i codici a barre. Quindi il rosso esisterebbe nella testa di questo omino del cervello.

Ma questo omino del cervello deve essere necessariamente immateriale, perchè se fosse materiale dovrebbe essere parte del mio cervello, e quindi saremmo punto a capo: o parte del mio cervello (quella che corrisponde al cervello dell'omino) è rossa, cosa che non è possibile, oppure anche l'omino del cervello deve avere un suo mini-omino del cervello, e così via all'infinito. Ergo, l'omino del cervello è immateriale.

Insomma, per negare che l'idea del rosso esista al di fuori della materia, siamo costretti ad ammettere che esista un omino del cervello al di fuori della materia. Che pacco...