venerdì 3 ottobre 2008

Foto 40: "Realismo moderato scolastico"



Post silenzioso.


Qui stavo pensando, ero a Vienna e stavo pensando. Ma dove stanno i pensieri?

Per esempio, metti che stessi pensando a qualcosa di rosso. Ma dove sta l'immagine del rosso? Non di fronte a me, ma nemmeno nel mio cervello. Non ho i nervi rossi, nè alcuna parte del cervello materialmente rossa. L'idea del rosso esiste, perchè la sto pensando, ma non esiste nella materia, esiste in un senso evidentemente non materiale.

Certo, mi si può dire che se non avessi il cervello non pensereri, e che l'idea del rosso esiste solo se la penso, così come il ruttare dipende dall'avere bevuto becks. Bene, ma il fatto che l'idea dipenda da un qualcosa di materiale non significa che sia essa stessa materiale. Le idee dipendono dal cervello, ma non sono nel cervello, perchè altrimenti il cervello sarebbe rosso quando penso al rosso, a forma di cavallo quando penso a un cavallo, a forma di merda quando penso ai portici di bologna etc.

Uno può dire che in realtà il cervello è come l'hardware e che i pensieri sono come il software. Ma l'argomento non regge, perchè il computer non pensa, non ha idee. Lui calcola, interagisce, ragiona, ma non produce idee. Il software non è paragonabile al pensiero, semmai (al limite) ai meccanismi che nell'uomo regolano le reazioni dall'esterno, tipo: input --> freddo; output --> complesso di reazioni intelligenti che permettono al mio corpo di sopportare il freddo. Ma in questo processo non esistono idee e/o pensieri, quindi il problema rimane.

Allora uno può dire: beh, l'idea del rosso non è nè puramente immateriale, nè materiale. Si tratta piuttosto di una cosa a metà. Tipo: i neuroni non sono rossi, ma il fatto che siano disposti in un certo modo genera una sorta di "codice" che significa "rosso". Il "codice", insomma, sta a metà strada tra pensiero e materia. Ma anche qui ci sono problemi: chi è che decifra il codice? Io non ho in mente un codice, io ho in mente il rosso, quindi evidentemente qualcuno deve avere tradotto quel codice in un'idea. Ma chi? Non il cervello, perchè il cervello il codice può solo generarlo e non decifrarlo (perchè decifrarlo significherebbe diventare rosso). Allora evidentemente esiste un "omino del cervello" che traduce quel codice per me, tipo una cassiera della coop che legge i codici a barre. Quindi il rosso esisterebbe nella testa di questo omino del cervello.

Ma questo omino del cervello deve essere necessariamente immateriale, perchè se fosse materiale dovrebbe essere parte del mio cervello, e quindi saremmo punto a capo: o parte del mio cervello (quella che corrisponde al cervello dell'omino) è rossa, cosa che non è possibile, oppure anche l'omino del cervello deve avere un suo mini-omino del cervello, e così via all'infinito. Ergo, l'omino del cervello è immateriale.

Insomma, per negare che l'idea del rosso esista al di fuori della materia, siamo costretti ad ammettere che esista un omino del cervello al di fuori della materia. Che pacco...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Si vede che sei filosofo,non c 'è nulla da fare :)

Anonimo ha detto...

ghghhgggh :D

Anonimo ha detto...

Il colore ROSSO mi ricorda quei tipi che ti vendevano i giornalisti stalinisti-leninisti alle manifestazioni!
GRANDE COLORE. cmq il rosso a volte è anche nella mia testa... evidentemente abbiamo lo stesso omino del cervello!
Quando è che posso venire a trovarti?

Anonimo ha detto...

volevo dire giornalini!!!!!! :-)

quasi Pablo ha detto...

ahahaaha é vero... manifestazione di rifondazione a roma, fine 1998. Cosa non facevamo per saltare i compiti in classe di latino...

quasi Pablo ha detto...

dio merda ragazzo, esattamente dieci anni fa...

Anonimo ha detto...

Queste pippe mentali mi ricordano l'anno pisano, col gatto obeso di filosofia umiliato da quello prestante di ingegneria, i Morettoni e le discussioni su Cartesio e l'idea di infinito.
Comunque sei una merda, potevi dirlo prima che avevi un blogghe. Deh.
Bora