mercoledì 16 luglio 2008

Foto 30: "Saluti da Amsterdam" - ci si vede a settembre



Sottofondo per questo post: a scelta vostra (eccezionalmente) ---->


Sono magnanimo, vi faccio scegliere il sottofondo questa volta. Ma solo perchè è un'occasione speciale. Infatti oggi parto per le ferie e non sentirete di me e dei miei capolavori fotografici fino a dopo agosto. E come presente estivo vi omaggio di questa foto, una delle mie preferite. Come al solito, mi piace soprattutto per come mi sentivo quando l'ho scattata. Eppure la trovo bella anche per ragioni quasi oggettive. La città è oggettivamente bella, nonostante sia ordinata e pulita. E poi che figata superba l'eccesso di luce di questa foto, che figata sbatterserne delle regole della fotografia e stuprare i tempi di otturazione.

Bene, sono le 7 del mattino e devo nell'ordine: lavare i piatti che sono lì da 10 giorni, rendere vivibile il cesso, mettere a posto i panni, dare una pulita alla buona, innaffiare il giardino, andare in aeroporto e non precipitare (non è affatto scontata come cosa, visto che sono 10 giorni che guardo su youtube servizi americani sui disastri aerei).

Bene, adesso vado a prepararmi per il mio mese e mezzo di ferie aristocratiche e lussuose.

A settembre.


martedì 15 luglio 2008

Foto 29: "Eeeeeben!"



Post silenzioso.


Ho meditato a lungo questa notte. Mi chiedevo chi potesse mai essere lo sfigato che doveva beccarsi la foto 29. Poi l'illuminazione. Lui! Il cazzone maledetto! Ma tanto, non se la prende. Naja, kein Probleeeem...oououoiiiu... ins schöne Italien! Frau Spallanzani, Bologna... oooouioiooo... ganz klaaar... eeeeben!

lunedì 14 luglio 2008

Foto 28: "Appeso a un filo"



Post silenzioso.
.Stay tuned.
.Stay tuned.
La mia dignità è appesa a un filo. Si ok, la dignità non ce l'ho più da un pezzo, ma alcuni non lo sanno. Se al Rewe o all'Aldi non trovo una Pasta Sauce Tomate Kräuter esattamente identica a questa in ogni dettaglio, sono fottuto.

domenica 13 luglio 2008

Foto 27: "Il mattino"



Sottofondo per questo post, "la femme d'argent", prego digitare ---->


Ancora una foto della pesa. Perchè adesso mi sento così, come quando la notte lavoravo in pesa. Parlo dei vecchi tempi, della stagione 2002 e della stagione 2003 soprattutto, quando i turni duravano 12 ore, dalle 6 di sera alle 6 di mattina. Quando per ogni camion dovevi fare due test di umidità, quando il computer in bianco e nero si impallava alle tre di notte, quando non avevamo neanche il tempo per andare a prendere un caffè ma ci facevamo offrire le MS e la Peroni dai camionisti, quando i camion erano da organizzare non in due corsie come adesso, ma in quattro; quando la fila di camion di fronte alla pesa si snodava fino all'ingresso. Ah, i bei tempi duri. Ma poi 12 ore, quello era il punto. I soldi sì che si facevano, quando lavoravi magari il sabato notte: 12 ore di paga base, più lo straordinario, il notturno e il festivo. Il bello era che era facilissimo fare quei turni, perchè la gente evitava il venerdì e il sabato notte come la peste. Perchè dovevano andare a ballare, quegli sfigati. Io invece mi sentivo bene, primo perchè meno sto in mezzo alla gente (specie della mia età, specie se maschi) meglio sto, e secondo perchè piano piano la CAC diventava mia.
Cominciavi alle 6 e lavoravi senza poter guardare l'orologio fino a mezzanotte. Da mezzanotte alle due, piano piano la fila si smaltiva. I camion smettevano di arrivare, i camionisti già arrivati dormivano. Poi, alle tre, lo spettacolo silenzioso della CAC. Immensa, immersa nell'aria fresca del mattino. Il mattino è odioso quando è la prima parte della tua giornata. Ma è fichissimo quando è l'ultima, quando il mattino sono le tre, le quattro, le cinque di una notte di lavoro. Quando il mattino si confonde con la notte inoltrata.
E io me ne andavo con una bicicletta in giro per i capannoni. Era piacevolissimo sentire l'aria fresca che ti portava via dalla maglietta verde della Rietveld tutta la polvere che avevi accumulato in quella pesa. Giravo in bici, ogni tanto tornavo in pesa a vedere se era tutto regolare, e poi partivo di nuovo. E poi mi fermavo a sentire i rumori della notte, che mi piacciono un casino. Quando poi arrivava il sole a violentare la notte, l'incantesimo si rompeva. Ma io potevo andare a letto.

Stanotte mi sento così. Non ho sonno, starò qui a lavorare fino alle 3. E poi me ne andrò in giro per qualche quartiere deserto, per vedere se i rumori della notte li capisco anche in tedesco.

venerdì 11 luglio 2008

Foto 26: "Il precedente stadio dell'involuzione"



Sottofondo per questo post: "dolcenera", prego digitare ---->


Ah, i vecchi tempi. Adesso nel lusso di Linnéstraße guardo questa foto della mia vecchia camera a Mainz e provo un senso di tenerezza. Affetto paterno verso me stesso. Oh, non che sia cambiato molto, adesso come allora ho reso l'ambiente dove vivo una topaia di tazze, bottiglie di birra, piatti accatastati, panni ammucchiati etc. Solo che adesso sono cambiate le cose da imbrattare e incasinare, sono diventate più prestigiose. In eramsus avevo un letto dalle assi pericolanti, mobili dell'ikea, la tazza blu comprata nel negozio vicino Münsterplatz "alles 1 euro", la connessione con un tetto mensile di 3 giga, un portatile della seconda guerra mondiale, il pavimento dozzinale blu da studentati crucchi. Adesso posso smerdare cose più di classe: un solido letto matrimoniale, mobilio in legno, tazze di classe, connessione che sbomba, portatile di ultima generazione, pavimento in legno. Ah, che uomo indegno che sono.

PS, anche allora avevo una tazza prestigiosa, quella con gli elefanti che mi aveva regalato la Chiara e che si vede nella foto. Ma poi l'ho distrutta nel caricare le borse sul pullman per l'aeroporto il giorno del ritorno dall'erasmus.

Foto 25: "Over the top"



Sottofondo per questo post: "amos moses", prego digitare ---->


Io e Pistorius abbiamo due cose in comune. La prima, più evidente, è che siamo tutti e due degli handicappati: lui ha una menomazione fisica che compensa con una forte carica di agonismo, io ho una normale condizione fisica che compenso con una pigrizia paralitica non meno menomante. La seconda cosa in comune tra me e Pistorius è che, nonostante il nostro handicap, ci impegnamo per battere dei record. Non tanto contro gli altri, quanto soprattutto contro noi stessi, per migliorarci continuamente. Visto che i record di Pistorius li conoscete, guardiamo un po' i miei.

Il mio maggior record: distanza casa-alimentari stabilita oggi, 11 luglio 2008, ore 11:50: udite udite, 100 e ripeto solo 100 metri.
Ero partito da 600 metri a inizio giugno, andavo a fare la spesa al Rewe che stava quasi a Merianplatz, 600 metri da casa. Mi sono imposto di migliorare, e dopo pochi giorni trovo un fruttivendolo a soli 250 metri. Ma sono stato squalificato, perchè l'alimentari non deve vendere solo frutta e verdura, altrimenti c'è il doppio sbatti di cercare un kebabbaro che ti venda la salsiccia, allungare il percorso, ritirare fuori il portafoglio etc. Ok, accetto la squalifica. E mi impegno a migliorare. Dieci giorni fa ho trovato un altro Rewe, a 300 metri. Ma, non pago del successo, stabilisco un altro record nel giro di un minuto: di fianco al Rewe c'è l'Aldi, più vicino a casa, 280 metri. Ottimo, no? Uno può dire, ok abbiamo trovato dove fare la spesa. Invece no, perchè io, come Pistorius, stabilisco record solo per poterli battere. E infatti stamattina ho messo una nuova bandierina. Se uscendo di casa vai verso la periferia anzichè verso Bergerstraße vieni premiato da un alimentari all'italiana, piccolo e pieno di tutto. Prezzi ovviamente più alti che all'Aldi o al Rewe, ma quello che conta è che il mio culo non deve percorrere più di 100 metri.
Over the top.

martedì 8 luglio 2008

Foto 24: "Goduria"



Post silenzioso.


Lätzchen sind nett und schützen vor Fett. Allerdings nur die Kleider, leider.

Foto 23: "Crazy for feeling so blue"



Una foto per festeggiare chi finisce gli esami. "Crazy" di Willie Nelson in sottofondo e un abbraccio in quell'angolo di giardino. Sto giro senza presenze inopportune. Ripeto,"crazy" di Willie Nelson in sottofondo ---->

Foto 22: "La pesa"



Sottofondo per questo post, "1979", prego digitare ---->


L'ufficio pesa alla CAC, Martorano di Cesena. Con le lattine di coca e fanta prese a 50 cent, i quintali di polvere, i fogli sparsi ovunque, la stampante che ogni tanto si impalla e ti fa bestemmiare.
Ci ho passato tante notti e tanti giorni per 7 estati, dal 2001 al 2007. E come era prevedibile, un pochino mi manca. Ma mi manca in modo piacevole, sereno, sorridente. Mi manca come ai romantici di serie B di metà ottocento mancavano i secoli buoi altomedievali. La loro nostalgia di monasteri e castelli diroccati non era che una conferma paradossale dell'opulenza borghese, dei loro salotti, delle parrucche e dei caffè eleganti del centro a cui non avrebbero mai rinunciato.
Di quella pesa mi mancano gli odori innanzitutto.
Il fumo di sigaretta che si mischiava al fumo del seme di bietola, in un'aria satura di umidità; il tanfo di gasolio, quando i camionisti non spegnevano il motore; l'odore di caffè la mattina alle 6; l'odore di campagna e rugiada che respiravo alle 4 di mattina, quando in pesa non c'era niente da fare e io andavo in bici fino ai capannoni più lontani; l'odore di cartone che si respirava nei capannoni O1 e O2; l'odore acre di crisantemo del capannone ortive; l'odore di benzina di fianco alla macchina che dipanava le corde; la puzza di soia sotto la vasca quando pioveva.
Poi mi mancano i suoni: il rumore crescente tipo turbina di aereo alla mattina alle 6, quando partono tutti i compressori; e poi ai compressori ti abitui, e quando a mezzogiorno li spengono ti trovi in un silenzio che quasi ti spaventa; il rumore degli aspiratori; il rumore delle frenate dei camion sulla pesa; il rumore dei muletti, ognuno diverso dagli altri.
E poi la gente, quella sì che mi manca. Mi mancano gli operai e alcuni impiegati, perchè la gente che lavora alla CAC è in media ignorantissima, bestemmiatrice e romagnola. Il che la rende divertentissima.
Tutti, ovviamente con soprannomi: scheggia, lo svizzero, gahna, psico, wolly, 'renga, marijuana, sbrèncasèvi (cioè io) etc. Ma i camionisti erano i migliori, perchè i soprannomi glieli davamo noi pesatori: puddu, rocky, cantonà, pino daniele, il boiler, hulk hogan etc...

Eh si, appena torno in Italia ci vado a fare un salto.

sabato 5 luglio 2008

Foto 21: "Foto finta, gatto vero. Ciao San Lorenzo"



Sottofondo per questo post, "flowers on the wall", prego digitare ---->


Un post per San Lorenzo, a cui dedico un'immagine che con San Lorenzo ha in qualche modo a che fare. San Lorenzo, un posto che ho visto solo nei suoi ultimi mesi di vita, come un film di cui vedi solo il finale. Ma un film che era palesemente una figata. Quindi grazie.
Grazie alla contraddittorietà inesplicabile di San Lorenzo, che cerco di riprodurre mischiando il riso amaro di "flowers on the wall" con la nostalgia di un addio;
grazie alle tante bottiglie sopra agli scaffali;
grazie al tanfo di panna acida dopo Villa Serena;
grazie alle cotolette che sapevano di pringles;
grazie al coniglio malefico;
grazie ad Andrea Pazienza;
grazie ai sordi che ascoltano radiomaria;
grazie ai bellissimi posacenere;
grazie al trono;
grazie.

Foto 20: "Erasmus"



Sottofondo per questo post: "got my mojo working",
prego digitare ---->


Ah, la tipica banalissima e scontatissima cena erasmus. E per questo divertentissima. Nella foto, da sinistra: la fighina ungherese che era venuta in erasmus a Mainz per avvicinarsi al suo ragazzo che abitava in Germania (si, ma a Monaco, cristo di dio, 4 ore di macchina); Mats, lo svedese che si sbronzava regolarmente con una schifosa birra al limone e che di conseguenza aveva fisso l'alito di mastrolindo; la Bucci che mi era venuta a trovare in Germania (e io ovviamente non la sono andata a prendere nè in stazione nè alla fermata della s-bahn; mi sono limitato ad aprire la porta quando ha suonato il campanello); io, che quella sera mi ero detto "oh, stasera mi metto la camicia più brutta che trovo"; la Chiara che ride (probabilmente di me); Santiago, il colombiano peloso che sosteneva che il problema della coca in Colombia è sopravvalutato; e da ultimo sulla destra lei, la migliore in assoluto, l'armadio ungherese: Evi.

Ecco, Evi merita un discorso a parte. Spostiamoci di una settimana in avanti. Bisogna premettere che quella nella foto era la sua casa, nella quale una settimana dopo organizzò una festa di compleanno per Santiago, al solo scopo di intortarselo. Tuttavia Santiago, pur essendo (come la foto testimonia) nano e coperto di una foresta amazzonica di peli, si faceva della gran belle fighine. Capirete da soli che non aveva la minima intenzione di abbassare così drasticamente la propria media. Ciononostante, Evi sfoggiava ottimismo. In effetti Santiago alla festa ci venne, ma con una bella biondina crucca che se lo limonava selvaggiamente di fronte alla povera magiara a forma di mobile dell'ikea. La quale non la prese bene. E iniziò a bere. Dopo la festa, ce ne andammo e ci avviammo lungo il corridoio dello studentato (attenzione, a questa festa presenziava Nicola, presenza che si rivelerà vitale nelle vicende successive). A un certo punto, sentimmo urla provenire dalla casa di Evi. Nicola, avendo fatto un rapido calcolo di quanto alcool era stato mediamente ingerito e di quanto diventano troie le donne in eramsus, sentenziò: "no cioè vecchio, qui stanno facendo un'orgia... io vado a vedere". No, niente orgia. Era solo Evi che si era ustionata pesantemente una mano sulla piastra; causa verosimile: percentuale di alcool nel sangue sopra i limiti fisicamente consentiti. Eh, ma in eramsus ci si vuole bene, si sviluppa un senso di solidarietà interetnica. Quindi non c'è problema. Infatti. Nicola, deluso dalla mancata orgia, accampa una scusa e se ne va a fumare; Maxime, il francese fastidioso (cioè, più fastidioso degli altri) è palesemente incazzato perchè si stava per limonare l'ungherese figa e non nasconde il suo odio per Evi che gli ha interrotto il corteggiamento; Santiago, il migliore, viene incaricato di chiamare un taxi che porti Evi in ospedale e in effetti telefona; dopo 10 minuti Evi in lacrime gli chiede "allora, hai telefonato? quando arriva?"; e lui "no, ma ho telefonato agli spagnoli per andare a fare il botellon; il taxi al massimo te lo chiamo quando arrivo a casa". Superbo Santiago. Ma anche Mats, lo svedese all'alito di detersivo, non scherza. Finalmente arriva il taxi, Mats decide di accompagnare Evi all'ospedale. Allora vedi che in erasmus ci si vuole bene? Come no. Appena arriva il taxi, Evi ci si catapulta dentro implorando l'autista di andare veloce. L'autista però prima si gira verso Mats, che è entrato sul taxi con l'ennessima bottiglia di birra al limone, e gli dice con voce ferma: "ehi ehi, ohne Flasche" (ossia: senza bottiglia sul taxi). Mats sgrana gli occhi dallo sdegno. Ma è svedese ed ha senso civico, quindi sta alle regole. Esce dal taxi, chiede al tassista di aspettare un attimo, si scola la birra e poi rientra. Nel frattempo, la mano di Evi è diventata un kebap.

Ma torniamo alla settimana precedente e alla foto che ho postato. Perchè il migliore di quella sera non compare nella foto. Ed è per quello che è il migliore. Sto parlando di un ungherese di cui nemmeno ci siamo mai sforzati di capire il nome, ma che per assonanza avevamo ribattezzato Ciobar. Era la presenza più inutile dell'erasmus, schiavizzato da tutti. In tutte e due le feste a casa di Evi sgobbava come un negro. Ovviamente, a chi il compito di fare la foto? A Ciobar, naturalmente.

venerdì 4 luglio 2008

Foto 19: "Notturna settembrina"



Sottofondo per questo post: "1979", prego digitare ---->


Questa foto risale agli ultimi giorni di settembre 2006, poco prima dell'erasmus. Una sera con un gran temporale. Decido di andare a Cusercoli, valle del Bidente. A Cusercoli non c'è assolutamente niente nè da fare nè da vedere. Ed è un motivo in più per andarci. Mi sento libero, e lo sono. Prendo la macchina, mi fermo al bar dell'autostrada a prendere un paio di Beck's in lattina. Bei tempi, quando a servirti c'era ancora l'anoressico butterato, un trentenne disadattato e ricchione che si faceva dare ordini dalla spettrale mamma col capello biondo platinato, che passava il tempo fumando MS al videopoker mentre il figlio sgobbava.

La macchina ha il pieno, il temporale è sempre più violento. Due motivi ulteriori per confermare la rotta. Cusercoli. Sono leggermente malinconico, e sto da dio. La malinconia è un sentimento pericoloso, scivoloso. Non fa in tempo ad arrivare che già sei sprofondato nella tristezza. Ma non è detto. Talvolta la malinconia rimane sullo sfondo senza ferirti, dipinge color seppia i tuoi pensieri. E in quel caso, la malinconia è uno dei più bei sentimenti. Penso, mentre vado a Cusercoli. Penso all'erasmus, alla stabilità ritrovata, a quello che mi aspetto dall'erasmus. E mi faccio una foto. Io, la mia macchina, la beck's del bar dell'autostrada, la romagna sotto il temporale, la secante vuota, la maglia di Hazzard.

Mi è venuta in mente questa foto, l'ho cercata con ansia. Perchè io, adesso, sono esattamente la persona che in quella sera di settembre mi immaginavo di essere. Si, quella sera ero ottimista. Credevo di avere le carte in regola per avere tutto. E adesso ho tutto. E il bello è che ho tutto in potenza, è quello che mi dà i brividi. Sto sfruttando si e no il 2% di quel mondo che mi si è spalancato davanti. Tanto per spiegarmi: una piccola porzione di questo mondo è la Germania; una piccola porzione della Germania è Francoforte; una piccola porzione di Francoforte è Bergerstraße. Ecco, anche solo per sfruttare appieno tutto quello che ti offre questa via mi ci vorrebbero 6 mesi: ogni giorno vedi un locale nuovo, un negozio nuovo, una libreria nuova, un negozio di antiquariato che avresti giurato che ieri non c'era. Si, dire che sono al 2% delle potenzialità è arrotondare generosamente per eccesso. La voglia di arrivare almeno al 50% mi fa ridere anche il culo. In modo piacevolmente malinconico. 1979, Smashing Pumpkins.

Una volta arrivato a Cusercoli, mi faccio la seconda beck's. E poi prendo un pacco di diana blu ad un distributore automatico. Si, non sono un granchè le diana blu, ma tanto è l'ultimo pacchetto. Nemmeno lo fumo tutto, giusto un paio di paglie e poi lo butto via. Anzi, ci vorrebbe qualcuno che mi aiutasse a finirlo. Chi? La Sara sta a Cesena, la Margherita non mi caga, con la Vale ci esco domani, amici uomini non ne ho. Ma certo: la Bucci.

giovedì 3 luglio 2008

Foto 18: "KT"



Io, il mio alter ego femminile, spiaggia, nebbia e la femme d'argent in sottofondo ---->

mercoledì 2 luglio 2008

Foto 17: "1966 Cadillac Eldorado Convertible"



Sottofondo per questo post: "Amos Moses", prego digitare ---->


Di solito la gente che si organizza per un coast to coast pensa prima al budget che ha a disposizione, poi ai voli, e poi alle tappe da fare. Sbagliato. La prima cosa da verificare è la disponibilità del'unica macchina con cui un vero coast to coast può essere fatto, ossia l'essenza della tamarraggine americana: Cadillac Eldorado Convertible hot pink del 1967, come recita l'immortale pezzo di Dennis Leary. Per ora ho trovato solo questa, che pur essendo superba non corrisponde esattamente alla descrizione. E allora il coast to coast lo rinvio. Perchè io so' filosofo e le cose le voglio fare con metodo. D'altronde un coast to coast già l'ho fatto: un emozionante Rimini-Livorno.

martedì 1 luglio 2008

Foto 16: "Mozart & American way of life"



Sottofondo per questo post: Guccini, "canzone di notte n° 3",
prego digitare ---->


Questa la targa di un gestore austriaco di un chiosco di brezel a salisburgo. Appena l'ho vista ho sentito il bisogno intellettuale di fotografarla per confermare ancora una volta che i crucchi sono divisi in due categorie nettamente separate: 97% burini con sandalo col calzino, 3% geni universali. Indovinate a quale categoria appartiene il buzzurro proprietario di sta macchina. Ovviamente l'idiozia del 97% malato di crucchi è andata acuendosi, da quando nell'europa continentale sono state introdotte mode americane come quella di potersi personalizzare la targa. Che popolo, vecchio...