sabato 30 maggio 2009
Foto 125: "Che palloso"
giovedì 28 maggio 2009
Foto 124: "Perchè mi serve il valium"
martedì 26 maggio 2009
Foto 123: "Ciononostante o forse a maggior ragione"
Foto 122: "Peccato"
mercoledì 20 maggio 2009
Foto 121: "Farsi del male (la mattina presto)"
domenica 17 maggio 2009
Foto 120: "Ain't No Sunshine When She's Gone"
venerdì 15 maggio 2009
Foto 119: "Quelli che si divertono con poco"
mercoledì 13 maggio 2009
Foto 118: "Der Grillmeister und die jew(h)eiligen Pankraten"
E mentre giravo i bbiuuster pensavo a tutti i (san) pancrazio che mi venivano in mente. Analiticamente, la mia definizione di pancrazio è: uno che viene preso per il culo e deriso a causa di un difetto o di un comportamento bizzarro, per poi rompere il culo a tutti e fare carriera proprio grazie a quel difetto. Pancrazio chi era? Un bamboccio invasato palesemente incapace di intendere e di volere. E proprio per questo l'hanno fatto santo, e adesso sta in subaffitto gratis da dio. Se era normale mica diventava santo. Obama, Obama è un pancrazio. Eletto proprio perchè negro, e non sarà un caso che i repubblicani hanno subito pensato di candidare uno ancora più negro. E non rompetemi i coglioni, essere negro è un difetto in politica. Colombo è un pancrazio. Colombo dico Peter Falk. Deriso perchè aveva un occhio finto a causa di un tumore ("con gli stessi soldi possiamo pagare un attore con due occhi", gli dissero al primo provino), poi venne preso proprio perchè quell'occhio finto gli dava l'aria del tizio sbadato e tra le nuvole. Poi c'è una categoria più quotidiana di Pankraten, cioè tutti i burini analfabeti che proprio in quanto tali si fanno le superfighine. Ma questa è una categoria dubbia, perchè non sapere i congiuntivi per molti non è affatto un difetto.
lunedì 11 maggio 2009
Foto 117: "San Pancrazio"
mercoledì 6 maggio 2009
Foto 116: "Olè!"
Dopo aver passato due giorni e due notti a controllare la traduzione di un tizio dall'inglese al tedesco (si, io, che non riesco nemmeno a ordinare al ristorante), ecco un nuovo tassello del mio sconfinato orizzonte linguistico. Ho ricevuto finalmente la traduzione in spagnolo (olè!) di un mio pezzo che comparirà su un'importante rivista messicana. Si, pelato melvagio, ci sono riviste importanti anche in Messico. Si, pelato malvagio, i messicani si interessano di Habermas anche mentre imperversa la peste suina. Ebbene si, pelato malvagio, esiste un tizio che ha passato qualche giorno della sua vita a tradurre una cosa scritta da me. Momento poetico: nelle diverse lingue, i testi creano nuove associazioni mentali, dimostrano una loro autonomia. Come se si vestissero in modo diverso. E il costume spagnolo resta sempre un po' barocco, retorico, donchisciottesco. Sono filosofo, poeta e paraculo. Filosofo perchè so' filosofo; poeta perchè ho appena scritto due righe sul fascino velatamente decadente dello spagnolo; paraculo perchè non le ho scritte io, ma mi sono limitato a fare un copia e incolla da una mail che ho ricevuto.