lunedì 30 giugno 2008

Foto 15: "Il culo che ride"



Sottofondo per questo post: "flowers on the wall" prego digitare ----->


Mi ride anche il culo in sto periodo. E già è una cosa rara. Ma non basta; perchè per la prima volta nella mia vita mi ride il culo (leggi, sono aristotelicamente felice) per motivi seri. E questa spiaggia è un motivo serio, per esempio. L'unico tratto di mare tra lido degli estensi e pesaro ancora relativamente incontaminato, con poco turismo, poca gnocca, poche alghe.
Se anche la spiaggia casalborsetti ti fa ridere il culo, allora vuol dire che le cose stanno girando per il verso giusto, davvero.
Ma poi il culo può ridere il tanti modi, perchè l'ideale aristotelico di felicità è complesso e sfaccettato. A me bene o male può ridere in 8 modi, che corrispondono alla colonna sonora che vi metto gentilmente a disposizione: 1) il culo ride il modo contemplativo (air - la femme d'argent, o come si scrive); 2) il culo ride ostentando la propria superiorità intellettuale (de andrè - dolcenera); 3) il culo ride a squarciagola (statler brothers - flowers on the wall); 4) il culo ride dopo essersi fatto una scopata, un coast to coast o una giornata di lavoro (jerry reed - amos moses); 5) il culo ride perchè è innamorato (willie nelson - crazy); 6) il culo ride nonostante qualche striatura di piacevole malinconia (smashing pumpkins - 1979); 7) il culo ride sottovoce con discrezione (guccini - canzone di notte numero 3); 8) il culo ride in modo un po' vintage (muddy waters - got my mojo workin').
Adesso mi ride nel terzo modo.

giovedì 26 giugno 2008

Foto 14: "Una foto per te, sono magnanimo"



Lo so che l'unica cosa che ti darà la forza di arrivare a casa oggi sarà la dipendenza cronica dal mio blog. E allora ti regalo un post con relativa foto... é la prima foto apparsa su google immagini digitando le seguenti tre parole: terronia, campagna, specchio... eheheh...
ma quanto ti adoro...

martedì 24 giugno 2008

Foto 13: "Il genio"



Strada con buche?!? Cazzo ma asfaltala, no? Ho capito che sto cartello può essere visto come un momento di onestà, ma è comunque surreale. E' come se vai in pizzeria e il cameriere ti porta una quattro stagioni dicendo "scusi, la mozzarella è scaduta; almeno però ne è al corrente". Almeno fosse un cartello a sfondo giallo, di quelli che indicano lavori in corso e dunque almeno la flebile intenzione di modificare la situazione in un futuro prossimo venturo. No, cartello bianco, regolare. La strada è e rimarrà con buche, quindi vedi di agire di conseguenza.

Eppure...

Eppure questo cartello ti lascia con un vuoto, con un qualcosa che non riesci ad afferrare. E' talmente surreale che pensi che un senso lo deve avere. Un senso che tu non cogli. Ma un senso ci deve essere, non può non esserci. Ed è qui l'essenza del genio. Colui che fa e dice cose che tu intuisci essere grandiose, a-normali nel senso di superiori ad ogni norma, incompresibili per la gente comune, ma che tu non capisci fino in fondo. E allora la derisione lascia spazio all'ammirazione contemplativa.

Tutto questo ha numerosi effetti psicologici riscontrabili nelle situazioni quotidiane. Provate a parcheggiare sotto le torri a bologna. Dico proprio tra una torre e l'altra. Non verrete multati. Perchè il vigile crederà che una cosa così spudorata e surreale una giustificazione la deve avere. Una giustificazione geniale, incomprensibile.

Foto 12: "E poi saran le ultime, oramai"



E io ti canterò questa canzone, come già tante che già ti cantai. Ignorala, come hai ignorato le altre, poi saran le ultime, oramai.

lunedì 23 giugno 2008

Foto 11: "Che dire..."



...stamattina sono malinconico. Malinconia pura, e in quanto tale un po' apatica. Ho digitato "malinconia" su google immagini, e questa è la prima foto che è apparsa.

Foto 10: "Ultimi momenti di gloria"



Cesenatico, notte del 9 luglio 2006. Io ero lì nel mezzo. Ma non c'entra il calcio, non c'entra l'Italia, non c'entra il fatto che 1 ora fa siamo usciti dagli europei. C'entra solo il fatto che quelli sono stati gli ultimi momenti di gloria per me. O di libertà, il che è lo stesso. Stasera c'era un bolognese a guardare la partita. Post criptico, scusate.

domenica 22 giugno 2008

Foto 9: "Compro il President"



A tutti gli estimatori di "hotel" (il gioco da tavolo), questo albergo di Genova deve suscitare piacevoli emozioni. E poi, guardate come si chiama...

Foto 8: "Mommaaaama..."



Ogni tanto penso a quanto tempo ho perso con persone/cose che con me non c'entrano un cazzo e che, di per sè, non valgono un cazzo. E un po' mi vergogno e mi faccio piccolo piccolo, fino a toccare il tavolo con la faccia, come in questa foto. Solo la faccia gommosa di Giorgio Gaber interviene a sollevarmi ironicamente: mommaaaaama...

sabato 21 giugno 2008

Foto 7: "Das Unheimliche & l'amaro lucano"



Il fascino perturbante delle stazioni abbandonate. Perturbante nel senso freudiano del termine. Unheimlich, non familiare. Ma perturbante proprio perchè non si tratta di un corpo estraneo di per sè, bensì di un qualcosa che una volta era familiare, ma che è stato rifiutato e relegato nell'inconscio. Il perturbante è il riemergere di quello che era forzatamente diventato estraneo.

Brindisi di montagna, una stazione sperduta tra le montagne lucane. E ormai abbandonata da 4 anni. Bellissima e inquietante allo stesso tempo. Un edificio piccolissimo e ora murato, un vecchio tabellone semi-elettronico pieno di merde di uccelli, due cartelli vecchio stile (l'azzurro FS e non il blu treinitalia) ormai sepolti dalle erbacce che scendonono dal dorso della montagna. E soprattutto questi orari, sublimi.

Chissà cosa mi ha risvegliato Brindisi di montanga. Non lo so, e forse sta lì il vero perturbante.

giovedì 5 giugno 2008

Foto 6: "La pigrizia"



Cosa c'entra questa foto con la pigrizia? C'entra. Non per l'oggetto che rappresenta, ma per la motivazione che mi ha spinto a postarla: cioè il fatto che fosse la prima foto a portata di mouse. La pigrizia è una virtù da ricchi, e in quanto tale è una virtù sofisticata.

A prima vista parrebbe semplice: se per raggiungere l'oggetto X ci sono due vie A e B, si sceglierà la via più semplice ed economica, minimizzando lo sforzo possibile. Ma questa versione non rispecchia la vera virtù della pigrizia. Perchè il vero pigro non calcola, per due motivi. Primo, perchè il calcolo costa fatica. Secondo, perchè il calcolo potrebbe portare il pigro a evitare un'azione nell'immediato più comoda per minimizzare lo sforzo futuro, il che è inammissibile. Esempio. Quando io esco dall'università devo andare in stazione. Ho due possibilità: camminare per 25 minuti fino al binario, o andare alla fermata e prendere la comodissima s-bahn che mi porta in 5 minuti di fronte alla stazione. Se la pigrizia fosse calcolo, sceglierei la seconda opzione, naturalmente. E invece no, scelgo sempre la prima. E' qui il vero punto chiave della vera pigrizia. Io non prendo la s-bahn perchè dovrei mettermi a cercare la fermata, leggere lo schema delle linee dei tram che ovviamente non ho mai avuto voglia di guardare, tirare fuori il semesterticket se passa il controllore etc. Il vero pigro è quello che compie la scelta che sul momento è più comoda, anche se paradossalmente questo a lungo termine gli costerà più sforzo. Frega sega se devo camminare per mezz'ora. Se sul momento è più comodo non arrivare alla fermata, alla fermata non ci vado.
La vera pigrizia è un sublime paradosso, è una questione di principio e non di calcolo. E io sono uno che ai principi ci tiene. Perchè so' filosofo e so' di ispirazione kantiana. La ragione strumentale hobbesiana ti porta a calcolare la via più comoda dal divano al cavatappi; la ragion pratica kantiana ti impone categoricamente di escludere ogni calcolo e di agire solo in virtù del principio di pigrizia. E quindi di aprire la birra col mazzo di chiavi che hai in tasca. Se poi ci metti 10 minuti, ti spelli un dito e distruggi le chiavi che l'hausmeister ti ha appena rifatto per 25 euro, amen. D'altronde la virtù, si sa, impone sacrifici.

martedì 3 giugno 2008

Foto 5: "Le donne e la musica"



Come dice uno che la sa lunga, le donne non capiscono un cazzo. E questo diventa palese quando voi suonate in un gruppo e presentate a una donna, di qualsiasi razza etá ed orientamento religioso, un affare come questo. Cos´é? Una pedaliera in serie, ma questo non conta. Perché la donna non ha la piú pallida idea dell´utilitá di queste cose, e ciononostante e forse proprio per questo ne é morbosamente attratta. Io stesso avevo pubblicamente ammesso che nella mia pedaliera alcuni switch erano inutili, alcuni pedali finti e parecchi fili superflui. Ma l´importante era che la pedaliera vomitasse una serie di luci in un groviglio di cavi e pedali. E´superfluo dire che l´abilitá nel suonare é totalmente irrilevante.
Prova del nove. Chi é che scopa di piú in un gruppo? Ok, escludiamo il batterista, che é un caso speciale prché risveglia nella donna il desiderio di farsi sbattere. Il piú sfigato é il tastierista, che sí, ha piu effetti di tutti gli altri messi assieme, ma le donne non lo sanno, perché sono banalmente incorporati nella tastiera. Niente fili e lucine? Non mi fai sesso. Poi c´é il bassista, che normalmente ha pochi pedali a disposizione e sta in una posizione troppo defilata. Il chitarrista é un gradino sopra al bassista, dato che lo umilia in quanto a mole di effetti, e di conseguenza scopa molto di piú (tra l´altro, la quantitá di pedali é l´unica cosa che permette a una donna di distinguere tra un basso e una chitarra). Un gradino ancora sopra c´é il cantante, perché, benché non abbia quasi mai effetti o pedali, controlla la situazione. E il capobranco é sempre la preda piú ambita per una donna. Sí, controlla la situazione con piccoli cenni che la donna percepisce sempre: "mario, abbassa il reverbero"; "gino, cava un po´ di gain"; "un po´piú di voce in spia, grazie". Tu chitarrista hai i pedali, ma é il cantante a dare il nulla osta perché tu ne possa abusare. Quindi se vuoi scoparti la piú figa del locale, mettiti in fila dietro al cantante. Ma attenzione, non é finita. Perché nemmeno il cantante é il piú figo. Il piú figo in assoluto, quello che volendo potrebbe chiavarsi mezza riviera é il vero centro nevralgico di quel mondo di fili e lucine. E´ il fonico. Sí, lui, quello che con un tocco su un canale del mixer potrebbe zittire in un colpo quei quattro o cinque stronzi che stanno facendo cover degli oasis sul palco col solo obiettivo di colmare in qualche modo la loro nullitá sociale. E´lui il vero boss. Mentre beve gratis la birra alla spina omaggio della barista che si é scopato in preserata, scruta tutte le fighine con sguardo di consapevole superioritá. Occhio, voi che suonate in giro.

Foto 4: "Die Belastung wird zur Entlastung"



Per me questa foto è tutto. Tu sei tutto, farfalla dei sogni. Sempre con me anche quando sei disante. Non sei più degli altri, sei diversa. Il peso della mia vita che diventa leggerezza di sentirmi con te anche quando coi silenzi cerco vertiginosamente la solitudine. Il "ti voglio bene" lo lascio alla ridondanza dei rapporti banali.

Foto 3: "Non sono un batterista"



Non è facile capire che il soggetto di questa foto non è affatto la batteria. Pezzente e signore, grezzo e raffinato allo stesso tempo, non sono facile da capire. Ma talvolta capita che qualcuno ne senta il bisogno. E allora è un casino.

Foto 2: "Il voto di Flensburg"



Un anno fa mi ero ripromesso di rendere in qualche modo omaggio a sta foto se mai fossi riuscito nell'impossibile. Ieri ho avuto la prova definitiva che l'impossibile è successo, e allora eccola qui.

Ero a Flensburg quando ho scattato sta foto; Flensburg, un posto in cui ogni cosa riesce a essere pallosa. E' tutto così tremendamente pulito, ordinato, silenzioso. E poi ero in ostello, io odio gli ostelli. E poi pioveva sempre, di continuo, e a me stava per venire la sindrome dei soldati americani in Vietnam. E poi il mondo fittizio che mi ero costruito stava crollando pezzo per pezzo, a partire dai miei libri. E poi quel ristorante fighetto con vista Hafen dove ho fatto sta foto era caro ammazzato.

Insomma, chi mi capisce deve provare quello che provo io di fronte a sta foto: claustrofobia, ansia strisciante, una versione campagnola di quel male di vivere che costituisce il tema del 90% delle tesine di maturità. Un telefono che adesso è sepolto tra le erbacce del savena, delle finte pietre kitsch, un bicchiere tagliato a metà. Oggetti inutili e immobili; eppure nemmeno loro stanno fermi quando sei inquieto. Sono sfocati, tremolanti, sfuggenti.

lunedì 2 giugno 2008

Benvenuti - Foto 1: "La mia prospettiva"



Questo quello che vedo dalla mia poltrona in pelle umana, con la dovuta zoomata s'intende. Quelle panchine mi ricordano quelle all'incrocio tra via Zamboni e via delle belle arti. Solo che per poterle fotografare dalla casa di fronte avrei dovuto spendere tipo 9000 euro al metro quadro. Per avere un buco con vista punkabbestia, nuove bandiere della sinistra bolognese (lo sapete, no? Essere di sinistra a Bologna significa poter imbrattare la cosa pubblica liberamente, e poi ti chiedi perchè i lavoratori votano Berlusconi).

Dicevo. Questa la prospettiva. E dovreste sentire quello che c'è attorno; profumo di erba tagliata, gente che passa per strada, sorride e si saluta, un tizio che in lontananza suona il violoncello. E poi, girato l'angolo, c'è il mondo. C'è Bergerstraße, il posto che vale molto più di qualsisasi trattato sul multiculturalismo. Ci sono le Kneipe all'aperto, c'è Saturn, il Rewe, le banche, i chioschi di giornali e tabacchi degli iraniani, c'è il turco che ha fatto un dottorato in filosofia politica negli anni 7o ed ora fa il barbiere ferocemente anti-americano; c'è la palestinese che vende frutta e verdura, c'è la ragazzetta afghana che entra nel negozio della T-mobile col burka e chiede un telefono che faccia foto ad alta risoluzione; ci sono i baretti di ogni nazionalità, e in uno di questi di sicuro ci sarà gente che festeggerà la vittoria agli europei. E poi ci sono io, che nonostante tutto rimango il solito contadino.