martedì 3 giugno 2008
Foto 2: "Il voto di Flensburg"
Un anno fa mi ero ripromesso di rendere in qualche modo omaggio a sta foto se mai fossi riuscito nell'impossibile. Ieri ho avuto la prova definitiva che l'impossibile è successo, e allora eccola qui.
Ero a Flensburg quando ho scattato sta foto; Flensburg, un posto in cui ogni cosa riesce a essere pallosa. E' tutto così tremendamente pulito, ordinato, silenzioso. E poi ero in ostello, io odio gli ostelli. E poi pioveva sempre, di continuo, e a me stava per venire la sindrome dei soldati americani in Vietnam. E poi il mondo fittizio che mi ero costruito stava crollando pezzo per pezzo, a partire dai miei libri. E poi quel ristorante fighetto con vista Hafen dove ho fatto sta foto era caro ammazzato.
Insomma, chi mi capisce deve provare quello che provo io di fronte a sta foto: claustrofobia, ansia strisciante, una versione campagnola di quel male di vivere che costituisce il tema del 90% delle tesine di maturità. Un telefono che adesso è sepolto tra le erbacce del savena, delle finte pietre kitsch, un bicchiere tagliato a metà. Oggetti inutili e immobili; eppure nemmeno loro stanno fermi quando sei inquieto. Sono sfocati, tremolanti, sfuggenti.
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