Dopo aver passato due giorni e due notti a controllare la traduzione di un tizio dall'inglese al tedesco (si, io, che non riesco nemmeno a ordinare al ristorante), ecco un nuovo tassello del mio sconfinato orizzonte linguistico. Ho ricevuto finalmente la traduzione in spagnolo (olè!) di un mio pezzo che comparirà su un'importante rivista messicana. Si, pelato melvagio, ci sono riviste importanti anche in Messico. Si, pelato malvagio, i messicani si interessano di Habermas anche mentre imperversa la peste suina. Ebbene si, pelato malvagio, esiste un tizio che ha passato qualche giorno della sua vita a tradurre una cosa scritta da me. Momento poetico: nelle diverse lingue, i testi creano nuove associazioni mentali, dimostrano una loro autonomia. Come se si vestissero in modo diverso. E il costume spagnolo resta sempre un po' barocco, retorico, donchisciottesco. Sono filosofo, poeta e paraculo. Filosofo perchè so' filosofo; poeta perchè ho appena scritto due righe sul fascino velatamente decadente dello spagnolo; paraculo perchè non le ho scritte io, ma mi sono limitato a fare un copia e incolla da una mail che ho ricevuto.
mercoledì 6 maggio 2009
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7 commenti:
me li immagino i messicani, a tirarsi su dall'epidemia si buttano in spiaggia ad acapulco, si bevono un mojito e si leggono la traduzione del tuo articolo su habermas. a proprosito: mandamelo, è sempre divertente leggere di filosofia in spagnolo. è come parlare di figa in tedesco, impossibile.
ahahahah
verissimo.
Però una volta sostenevi una tesi diversa.
francamente non ricordo ma mi pare molto probabile. d'altro canto sono sempre molto incoerente.
no, non sei incoerente. sei coerentemente fedele alla linea della figa.
touchè.
Ma dai!?! E perchè non ce lo hai detto?? Grandeeeeee :):)
tu si che hai colto l'essenza di questa lingua
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