domenica 13 luglio 2008
Foto 27: "Il mattino"
Sottofondo per questo post, "la femme d'argent", prego digitare ---->
Ancora una foto della pesa. Perchè adesso mi sento così, come quando la notte lavoravo in pesa. Parlo dei vecchi tempi, della stagione 2002 e della stagione 2003 soprattutto, quando i turni duravano 12 ore, dalle 6 di sera alle 6 di mattina. Quando per ogni camion dovevi fare due test di umidità, quando il computer in bianco e nero si impallava alle tre di notte, quando non avevamo neanche il tempo per andare a prendere un caffè ma ci facevamo offrire le MS e la Peroni dai camionisti, quando i camion erano da organizzare non in due corsie come adesso, ma in quattro; quando la fila di camion di fronte alla pesa si snodava fino all'ingresso. Ah, i bei tempi duri. Ma poi 12 ore, quello era il punto. I soldi sì che si facevano, quando lavoravi magari il sabato notte: 12 ore di paga base, più lo straordinario, il notturno e il festivo. Il bello era che era facilissimo fare quei turni, perchè la gente evitava il venerdì e il sabato notte come la peste. Perchè dovevano andare a ballare, quegli sfigati. Io invece mi sentivo bene, primo perchè meno sto in mezzo alla gente (specie della mia età, specie se maschi) meglio sto, e secondo perchè piano piano la CAC diventava mia.
Cominciavi alle 6 e lavoravi senza poter guardare l'orologio fino a mezzanotte. Da mezzanotte alle due, piano piano la fila si smaltiva. I camion smettevano di arrivare, i camionisti già arrivati dormivano. Poi, alle tre, lo spettacolo silenzioso della CAC. Immensa, immersa nell'aria fresca del mattino. Il mattino è odioso quando è la prima parte della tua giornata. Ma è fichissimo quando è l'ultima, quando il mattino sono le tre, le quattro, le cinque di una notte di lavoro. Quando il mattino si confonde con la notte inoltrata.
E io me ne andavo con una bicicletta in giro per i capannoni. Era piacevolissimo sentire l'aria fresca che ti portava via dalla maglietta verde della Rietveld tutta la polvere che avevi accumulato in quella pesa. Giravo in bici, ogni tanto tornavo in pesa a vedere se era tutto regolare, e poi partivo di nuovo. E poi mi fermavo a sentire i rumori della notte, che mi piacciono un casino. Quando poi arrivava il sole a violentare la notte, l'incantesimo si rompeva. Ma io potevo andare a letto.
Stanotte mi sento così. Non ho sonno, starò qui a lavorare fino alle 3. E poi me ne andrò in giro per qualche quartiere deserto, per vedere se i rumori della notte li capisco anche in tedesco.
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